Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura

Voglio iniziare a scrivere in questo 2019 appena iniziato ispirandomi a questa bellissima frase di Jack Canfield, famoso scrittore e speaker motivazionale americano: “Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura“, ma che vuol dire? e soprattutto, cosa c’entra con il mondo della finanza e degli investimenti? Prenditi due minuti e seguimi.

Come prima cosa ti invito a guardare questo breve video in cui il famoso attore Will Smith parla della sua esperienza di paracadutismo (ma che c’entra ti chiederai? Un pò di pazienza e lo scoprirai).

Will Smith e la paura

Sempre più negli ultimi anni vengo affascinato dal lato comportamentale del mondo degli investimenti finanziari; provo a documentarmi tanto in materia, e a trarne un insegnamento costruttivo. Mi sono reso conto che il segreto per diventare un investitore di successo sta tutto nel giusto approccio comportamentale, nel giusto approccio emotivo.

Voglio essere provocativo

Immagina due investitori, l’investitore A e l’investitore B.

Investitore A

Egli detiene un portafoglio di alta qualità, strumenti di consolidata efficienza, alta diversificazione, costi contenuti. Il signor Investitore “A” è caratterizzato da una elevata emotività, si documenta continuamente cercando notizie finanziarie su Internet e sui social network, verifica giornalmente (anche più volte al giorno) sul suo smartphone, sia l’andamento dei mercati, sia l’immediato impatto sul controvalore del suo portafoglio. Vive le correzioni di mercato con ansia, trasformandole mentalmente in perdite tangibili del suo patrimonio.

Investitore B

Mr. B possiede un portafoglio di media qualità, qualche buon fondo ma anche qualche strumento inefficiente, diversificazione presente ma migliorabile, costi non troppo contenuti. Il signor Investitore “B”, sebbene non in possesso di una Ferrari, è però altamente focalizzato sull’obiettivo finale, vive in maniera molto distaccata le vicende finanziarie di breve periodo, non è un tipo ansioso e sa, per averlo vissuto già più volte sulla propria pelle, che per quanto scura può sembrare la notte, l’indomani il sole sorgerà comunque, e che quindi “di notte” si fanno gli affari migliori.

Hai inquadrato bene i due personaggi? Bene, adesso, secondo te, tra l’investitore A e l’investitore B chi ha più probabilità di realizzare i propri obiettivi finanziari? Chi raggiungerà il traguardo? Chi avrà successo con il proprio investimento? Chi rimarrà in piedi quando arriveranno le normali correzioni di mercato? Sarà così importante essere in possesso dei migliori strumenti finanziari per fugare le ansie e agire correttamente?

La risposta la conosci già, non è vero?

Alla lunga, non c’è storia, il signor Investitore “B” otterrà rendimenti di gran lunga maggiori di quelli che otterrà il signor Investitore “A”. Anzi, ti dirò di più: quest’ultimo difficilmente conseguirà rendimenti positivi; è anzi molto probabile, direi quasi certo, che porterà a casa una frustrante perdita. Ma come è stato possibile? Eppure era in possesso dei migliori strumenti finanziari, della migliore diversificazione, dei migliori costi! Cosa non ha funzionato? Eppure il mercato è lo stesso sia per il signor A che per il signor B, ha attraversato le stesse turbolenze sia per Mr. A che per Mr. B. Cosa ha fatto la differenza?

L’informazione che non informa

Se provi a cercare su Google, ma anche su Facebook, su Linkedin, sui social network più seguiti, informazioni di natura finanziaria, troverai tonnellate di notizie che analizzano i movimenti dei mercati finanziari dai punti di vista più disparati, con opinioni talvolta diametralmente opposte, che ti parlano di mercati in netta ripresa o viceversa di mercati in crollo nello stesso istante. Oltretutto lo fanno rigorosamente con titoli che hanno il preciso obiettivo di essere cliccati, per cui più sono allarmistici o miracolistici meglio è. In mezzo a questo mare magnum di notizie di ogni genere, c’è tanta informazione di qualità, ma è sempre più difficile identificarla.

Ecco quindi che alla prima correzione dei mercati (assolutamente normale, il mercato si comporta allo stesso modo da oltre un secolo) l’investitore, nel pieno della sua ansia, inizia a far scivolare freneticamente il suo dito sul display dello smartphone alla ricerca di qualche notizia che gli dia indicazioni su cosa è meglio fare. Vi cito solo qualche esempio di titoli che il malcapitato troverà nella sua ricerca disperata:

  • Crollo dei mercati: bruciati xxx miliardi di euro
  • Terremoto sui mercati finanziari
  • Tsunami in borsa: e forse e solo l’inizio
  • Trema il mondo dell’obbligazionario

Ci sono titoli per tutti i gusti, normalmente accomunati dal fatto che fanno presagire catastrofi irreversibili, punti di non ritorno. Adesso immagina il povero Sig. Investitore A con il suo portafoglio ben diversificato e studiato per un orizzonte temporale di 7-10 anni, che dopo pochi mesi lo vede in flessione, e inizia a cercare avidamente una soluzione per porre fine al suo dolore (di questo si tratta) e si imbatte in notizie con titoli di questo tenore. Ecco che comincia la vera sfida, quella che tutti prima o poi saremo costretti a fronteggiare, negli investimenti come nella vita:

La sfida con il peggior nemico: la paura!

Ebbene si, la paura, quella vera, quella che porta ansia, nervosismo, tachicardia, attacchi di panico, dolore quasi fisico! Ecco che tipo di mostro è il peggior nemico del tuo portafoglio di investimento. Il vero nemico non è il mercato finanziario; il vero nemico è la paura del mercato finanziario, che è un concetto ben diverso! E quando la cultura finanziaria non è sufficiente, quando non c’è sufficiente disciplina e focalizzazione sugli obiettivi, quando non c’è un punto di riferimento in grado di infondere la giusta tranquillità nei momenti più difficili, non c’è discussione: la paura vincerà. E quando si è in preda al panico le scelte finiranno di essere razionali e le conseguenze le puoi immaginare.

C’è un’unica soluzione

Non farò tanti giri di parole, non proverò ad indorare la pillola. C’è un solo modo per vincere la paura, negli investimenti come nella vita: bisogna avere le giuste difese conoscitive (parlo di informazione di qualità), avere i giusti punti di riferimento, le giuste rocce cui aggrapparsi nei momenti peggiori; certo, bisogna avere tutto questo, ma non sarà sufficiente: per vincere la paura, infatti, bisogna attraversarla. 

Una volta attraversata la paura, scoprirai che nel mondo degli investimenti finanziari, come nella vita, tutto quello che desideri, il premio finale, il successo del tuo investimento, si trova dall’altra parte della paura; scoprirai anche che forse, in fin dei conti, non c’era neanche bisogno di averne così tanta!

Auguri di un Buon 2019 a tutti!

Uscire dai fondi obbligazionari quando i tassi salgono: una scelta giusta?

E’ corretto liquidare le posizioni detenute in fondi obbligazionari quando sul mercato i tassi di interesse salgono? E’ un quesito che mai come in questo momento è di grande attualità visto che, dopo un lungo periodo di tassi in discesa, stiamo assistendo all’inizio della loro risalita.

Molti investitori hanno deciso di uscire dagli strumenti obbligazionari, vendendo le quote in loro possesso e registrando, nella maggior parte dei casi, un rendimento di periodo negativo. E neanche a dirlo in pole position, tra gli investitori che vendono, ci sono gli italiani. Molti risparmiatori del Bel Paese, alla vista del rendimento negativo da inizio anno, hanno deciso di liquidare la posizione. In questo post proviamo a capire se questa scelta è corretta o meno.

L’uovo o la gallina

Che i tassi di interesse fossero destinati a risalire non è un mistero, ed è noto (o almeno dovrebbe esserlo) che quando i tassi salgono, in un primo momento, si assiste ad una discesa del valore delle obbligazioni (se il meccanismo non ti è chiaro ti invito a leggere questo post). Quindi l’unica motivazione plausibile che sta portando tanti risparmiatori a liquidare in perdita le posizioni va ricercata nella loro insufficiente cultura finanziaria. Semplicemente non si conoscono a sufficienza le caratteristiche elementari degli strumenti obbligazionari. Il fondo obbligazionario viene valutato alla stregua di un titolo azionario e, vedendone scendere la valorizzazione, si decide di vendere per la paura di poter subire perdite maggiori.

In pratica in fase di acquisto il fondo obbligazionario rappresentava, nella scelta dell’investitore, il desiderio di guadagnare nel breve periodo senza però voler rischiare nulla. Si cercava l’uovo oggi, non la gallina domani. Quando dopo qualche mese non solo non c’è traccia dell’uovo ma addirittura si assiste ad una discesa delle quotazioni, e non si capisce il perché questo avvenga, ecco che l’emotività si fa strada nella mente, ecco che prende il sopravvento, alimentata dal clima di pessimismo e dalle notizie allarmistiche dei mass media. E quindi di corsa a vendere tutto, non vedendo l’ora di tornare nel tanto tranquillo conto corrente!

Cosa c’è dentro ad un fondo obbligazionario?

Ti dò una notizia sconvolgente, preparati. Sai cosa c’è dentro ad un fondo obbligazionario? Non ci crederai, ci sono obbligazioni! E le obbligazioni, alla loro scadenza contrattuale, a meno di fallimento dell’emittente, tornano al valore iniziale. Tutte le oscillazioni cui il loro prezzo è soggetto (positive quando i tassi scendono e negative quando i tassi salgono) alla scadenza non contano più nulla e si rientra in possesso del capitale investito! Sbalorditivo, vero? E’ l’ABC del mondo degli investimenti. Allora io mi faccio una domanda: se non hai chiaro questo meccanismo perché hai comprato un fondo obbligazionario? E me ne faccio anche un’altra: se invece hai chiaro questo meccanismo, per quale motivo stai vendendo il tuo fondo adesso? 

Per chi vuole la gallina

Il mondo degli investimenti non è per chi vuole l’uovo oggi, forse per un pò di tempo lo è stato, ma di certo per un bel pezzo non lo sarà più. Il mondo degli investimenti è per chi vuole la gallina domani, forse anche dopodomani, per chi ha fatto una corretta e attenta pianificazione, per chi ha effettuato una corretta diversificazione tra azionario ed obbligazionario, per chi ha accettato e digerito l’idea che la somma investita sarà indisponibile per un numero minimo di anni, non meno di 3-5 anche per le allocazioni più prudenti. 

Il fondo obbligazionario con i tassi crescenti

Immagina adesso di possedere uno o più fondi obbligazionari ben gestiti, con titoli emessi da soggetti ad alto rating, con prevalenza di scadenza brevi, con una buona diversificazione tra obbligazioni governative e societarie di diversi Paesi. I tassi stanno salendo, giusto? Bene, oramai lo sai, in prima battuta, inevitabilmente, assisterai alla discesa delle quotazioni. Ma poi che succederà? Succederà che i titoli man mano giungeranno alla loro naturale scadenza; succederà che i titoli, come sempre, staccheranno la cedola. 

Fin qui ci sei? Tutto chiaro? Bene. Sai cosa farà il fondo con i soldi che provengono dalle scadenze e dalle cedole? Certo che lo sai! Comprerà altre obbligazioni, soltanto che stavolta saranno titoli a tassi di interesse più alti, visto che questi ultimi sono in crescita. E questo processo continuerà fin quando i tassi continueranno a salire. Il fondo continuerà nel suo processo di adeguamento e ci sarà un momento in cui tu raccoglierai tutti i frutti di questa risalita dei tassi. Quando sarà questo momento? Forse domani, forse tra un mese, forse tra un anno, forse tra 2 o 3 anni. Oggi non è dato saperlo, ma stai certo che arriverà.

Torniamo alla domanda iniziale

E’ corretto uscire dai fondi obbligazionari quando i tassi salgono? Alla luce di quanto detto finora, vista da questa nuova prospettiva, avendo il giusto tempo davanti, questa vicenda del rialzo dei tassi di interesse non è per forza una cattiva notizia!

Forse ora che ne conosci il funzionamento un fondo obbligazionario ti farà meno paura, e forse vivrai le sue naturali oscillazioni con meno emotività e con più consapevolezza e forse, piuttosto che pensare di liquidare la posizione, potresti pensare ad incrementarla!

Come funzionano i Fondi Comuni di Investimento

Hai finalmente deciso che è arrivato il momento di investire; ma quali ingredienti è meglio mettere all’interno del tuo investimento? Titoli obbligazionari e azioni, ma quali? Hai sentito parlare dei fondi comuni di investimento, ma non sai bene di cosa si tratta e non sapresti da che parte cominciare.

Decidi di chiedere l’aiuto di un gestore o di un Consulente Finanziario. Dopo un serie di incontri avete condiviso gli obiettivi che intendi raggiungere, la durata dell’investimento e il rischio che sarai in grado di tollerare. Bene. Il Consulente ti propone di realizzare questo investimento mediante la sottoscrizione di Fondi Comuni di Investimento e Sicav, strumenti appartenenti alla famiglia del Risparmio Gestito.

Ma cosa sono questi Fondi Comuni di investimento? Ma cosa sono queste Sicav? Di che diavolerie sta parlando? Ecco che la diffidenza si fa strada nella tua testa e ti ritrovi davanti ad un bivio:

  • ti affidi al gestore o al Consulente Finanziario anche se non hai capito bene quello che ti sta proponendo (sospettando stia agendo principalmente per i suoi interessi o per quelli della Banca rifilandoti qualche fregatura);
  • decidi di rifiutare la proposta e lasciare i soldi sul conto corrente.

Spesso il film si conclude così; oggi invece proviamo a cambiare il finale. Proverò infatti a spiegarti, con parole semplici, come funzionano i Fondi Comuni di Investimento e le Sicav. Potresti scoprire che tutto sommato non sono poi così male, anzi. E allora cosa aspettiamo? Cominciamo subito.

Iniziamo col dire che il funzionamento di un Fondo Comune e di una Sicav sono praticamente identici; l’unica differenza sta nel fatto che se sottoscrivi delle Sicav diventi socio della Sicav stessa e quindi avresti la facoltà di intervenire alle assemblee societarie. Poiché si tratta di una differenza più formale che sostanziale, possiamo semplificare dicendo che per un investitore Fondi Comuni e Sicav hanno le stesse caratteristiche che adesso andiamo a scoprire.

Cos’è un fondo comune di Investimento

E’ un insieme di strumenti finanziari come ad esempio azioni, obbligazioni o altri fondi, detenuti da un gruppo di investitori e gestiti da un gestore professionale. L’obiettivo dichiarato dal fondo, che deve essere chiaramente identificato, determinerà la tipologia di strumenti finanziari che il fondo può comprare.

Capiamolo meglio con un esempio

Ti piacerebbe acquistare azioni del mercato italiano ma non sapresti quali azioni acquistare, pertanto decidi di acquistare un fondo comune che ha come obiettivo dichiarato quello di acquistare esclusivamente azioni del mercato italiano. In gergo hai deciso di acquistare un Fondo Azionario Italia. Tu ti limiti a dare i tuoi soldi al gestore del fondo il quale li adopererà per acquistare azioni italiane. In cambio otterrai delle quote del fondo azionario Italia prescelto. Se il fondo ha dei rendimenti positivi il valore della quota aumenterà, viceversa il valore della quota diminuirà. Il valore delle quote di ogni fondo viene pubblicato giornalmente, per cui saprai sempre qual è il controvalore dei tuoi investimenti e potrai in ogni momento aumentare il tuo investimento, diminuirlo o liquidarlo interamente.

Abbiamo quindi capito che acquistare quote di un fondo comune vuol dire delegare alla professionalità del gestore del fondo stesso la scelta di quali e di quanti strumenti finanziari (nell’esempio azioni italiane) acquistare. Il gestore sarà tanto più bravo quanto più avrà scelto le azioni che daranno in futuro il rendimento migliore o i ribassi minori.

E se decidessi di acquistare anche azioni americane?

Nessun problema; esistono ovviamente anche dei fondi o Sicav specializzati nel mondo azionario americano. Ma ti dirò di più: il mondo azionario americano può essere ulteriormente segmentato. Esistono infatti fondi specializzati che investono ad esempio esclusivamente nelle azioni di società americane di grandi dimensioni, oppure fondi che investono esclusivamente su azioni di società americane che staccano ogni anno elevati dividendi etc.

Ci sono fondi per tutti i gusti e per tutti i tipi di investitori. Un fondo azionario, ad esempio, può essere identificato per:

  • Area geografica (Azionario Globale, America, Europa, Italia, Paesi Emergenti, Africa, Russia etc.)
  • Settore (Azionario tecnologia, azionario società finanziarie, etc.)
  • Tema di investimento (intelligenza artificiale, robotica, acqua, etc.)
  • Capitalizzazione delle società (grande, media o piccola capitalizzazione)

e la lista potrebbe ancora continuare.

Adesso applichiamo lo stesso ragionamento al mondo delle obbligazioni.

Se non ti è chiaro come funziona un titolo obbligazionario ti invito a cliccare qui per andare al post dedicato, se non ti sono chiari i rischi di un titolo obbligazionario puoi invece cliccare qui. Adesso ti chiedo: ma invece di comprare un singolo titolo obbligazionario, puoi comprare un fondo obbligazionario? Ma certo, e anche qui avrai l’imbarazzo della scelta!

Fondi obbligazionari governativi societari, area euro, americani, globali, con titoli a scadenza lunga, con titoli a scadenza corta, con titoli emessi da società molto solide, con titoli emessi viceversa da società meno solide etc. etc.

Esistono anche i fondi bilanciati e i fondi flessibili dove, per semplificare, il gestore ha la possibilità di acquistare e gestire contemporaneamente sia strumenti azionari che obbligazionari e può farlo con delle proporzioni fisse (fondi bilanciati) o con delle proporzioni variabili (fondi flessibili).

Che confusione, ma come si fa a scegliere?

Tra due fondi che investono sullo stesso mercato come si fa a capire quale è il migliore? Ci sono vari modi ma intanto dobbiamo introdurre un concetto fondamentale, il concetto del benchmark.

Torniamo un attimo all’esempio del fondo azionario Italia. Hai comprato un fondo Azionario Italia e dopo un anno vedi che il fondo ha reso il 5%. Quindi è un buon fondo, giusto? La risposta non è così immediata. E con un esempio cerco di fartelo capire. Al telegiornale senti dire che il mercato azionario italiano ha reso il 15% nel corso dell’ultimo anno. Il tuo fondo ha reso il 5%. Sei ancora convinto che sia un buon fondo? Forse inizi a capire che il rendimento da solo ha poco significato per misurare la bontà di un fondo; occorre confrontarlo con il mercato di riferimento. Questo mercato di riferimento prende il nome di benchmark, ed è quel valore sul quale possiamo misurare la bontà di un fondo comune.

Allora, penserai tu, è molto facile! Basta individuare il fondo, tra gli azionari italiani, che ha avuto il rendimento migliore rispetto al benchmark e acquistare quello. E’ certamente una possibilità, ma sarebbe opportuno considerare anche altri fattori, quali ad esempio:

  • Quanto rischio si è preso il gestore per ottenere quel rendimento?
  • Da quanti anni esiste il fondo?
  • Quali sono stati i risultati del fondo degli ultimi anni?
  • Quanto costa il fondo?
  • Etc. etc.

Soltanto mettendo assieme tanti fattori possiamo avere una buona probabilità di individuare un fondo performante.

Un fattore molto importante è rappresentato dal costo di un fondo: dall’eventuale costo di ingresso e soprattutto dal costo annuo di gestione. E’ infatti banale affermare che a parità di tutte le altre condizioni un fondo zavorrato da costi maggiori otterrà risultati minori. Un costo maggiore può essere giustificato soltanto da rendimenti maggiori che si susseguono nel tempo. Se il gestore dimostra di essere costantemente il più bravo ha senso pagare di più.

Affidiamoci alle stelle

Un metodo per valutare la bontà di un fondo comune di investimento è quello di affidarsi alle stelle di Morningstar, una società che si occupa di attribuire a tutti i fondi presenti sul mercato un punteggio basato su tanti elementi di giudizio, tra cui anche il rischio assunto e i costi del fondo. Il punteggio viene espresso in stelle che possono andare da 1 a 5, dove 5 è il punteggio massimo ottenibile. Basta conoscere il nome completo del fondo o il suo codice identificativo, codice ISIN, e digitarlo nell’apposito spazio all’interno del sito Morningstar (clicca qui per visitare il sito).

Un portafoglio di fondi

Adesso spero di averti chiarito in cosa consiste il compito di un bravo Consulente Finanziario. E’ lui che si occuperà di scegliere, in base al tuo obiettivo di investimento, in base al tuo orizzonte temporale e al tuo profilo di rischio, quali ingredienti (e i fondi comuni di investimento sono soltanto una delle tante alternative) inserire nella tua soluzione di investimento, ed in quali dosi. E’ lui che si occuperà di monitorare l’andamento del portafoglio, di verificare che la bontà degli strumenti finanziari prescelti rimanga immutata per tutta la durata dell’investimento.

In conclusione

Adesso hai finalmente le idee più chiare riguardo al funzionamento di un fondo comune di investimento; pertanto spero che davanti ad una proposta ben formulata da parte del tuo Consulente Finanziario, in linea con i tuoi obiettivi di investimento, il finale del film possa essere diverso; mi auguro che tu possa sottoscrivere la proposta senza alcuna diffidenza!

Se mi hai seguito fin qui potresti a questo punto porti il seguente quesito: ok, ho capito che i fondi comuni di investimento sono molto diversificati, ne esistono tanti, posso individuare i migliori, ma ho capito anche che hanno dei costi di gestione più o meno alti, quindi non sarebbe meglio acquistare singoli titoli (azionari o obbligazionari) piuttosto che fondi comuni di investimento per risparmiare?

Ti rispondo immediatamente e senza alcuna esitazione: meglio i fondi comuni di investimento, e le motivazioni sono talmente tante che è meglio dedicare a questo argomento il prossimo post. Pertanto continua a seguirmi e a breve proverò a spiegarti perché preferire i fondi comuni di investimento, e più in generale gli strumenti di risparmio gestito, ai singoli titoli azionari o obbligazionari.