Graduale ritorno alla normalità

A distanza di circa 18 mesi dalle prime avvisaglie di aumento sensibile dell’inflazione in Europa e negli Stati Uniti e a poco più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina proviamo a fare il punto della situazione dal punto di vista di cui mi occupo, quello finanziario. Stiamo assistendo ad un graduale ritorno alla normalità: in che senso? Continua a leggere, ne parliamo oggi, come sempre con parole semplici.

Mutui e prestiti all’incontrario

Buongiorno signori Rossi, abbiamo appena perfezionato il mutuo per l’acquisto della vostra prima casa. Mentre voi pagherete mensilmente le rate per restituire il capitale la Banca vi pagherà gli interessi. “Direttore, mi scusi, ma non dovremmo pagarli noi gli interessi alla Banca?”, chiedeva stupito il signor Rossi!

Il finanziamento è stato approvato: cara signora Verdi ecco la sua nuova auto fiammante: ce la pagherà in 60 comode rate, mentre noi le pagheremo gli interessi! “Gli interessi li pagate voi? Non li pago io?” esclamava basita la signora Verdi!

Sebbene gli esempi esposti sembrino comici ed assurdi, ti assicuro che per più di 10 anni è stato esattamente così: chi chiedeva soldi in prestito (il debitore) ed aveva una buona reputazione (che in gergo finanziario si chiama rating) non soltanto non pagava nulla ma anzi otteneva il pagamento di un tasso di interesse: il mondo all’incontrario!

Se il debitore rideva…

Va da sé che quello scontento nella trattativa era il creditore, che non soltanto prestava i propri soldi ma era pure costretto a pagare per farlo! E’ accaduto regolarmente fino a qualche mese fa: era il mondo dei tassi negativi!

La tabella è aggiornata al Gennaio 2021, quindi soltanto 2 anni fa. Mostra il rendimento che veniva offerto dai titoli obbligazionari governativi dei principali Paesi in relazione alla loro durata.

Acquistare ad esempio un titolo obbligazionario governativo a 10 anni tedesco, che in pratica vuol dire prestare i propri soldi al governo della Germania, “costava” lo 0,52% all’anno. In sintesi non soltanto la Germania intascava i soldi che gli venivano prestati a costo zero, ma percepiva pure un pagamento dai prestatori di danaro.

Il mondo delle obbligazioni sta guarendo

La medicina da mandare giù è certamente amara, ma finalmente assistiamo ad un graduale ritorno alla normalità.

L’inflazione robusta che si è manifestata di recente in Europa ed in America ha costretto le Banche Centrali dei due Paesi ad alzare in maniera rapida e decisa i tassi di interesse, con due importanti ripercussioni sul mondo dei titoli obbligazionari:

  1. le valutazioni dei titoli emessi prima di tale rialzo hanno subito un calo delle valutazioni dovuto semplicemente al fatto che il rendimento che offrono oggi è diventato meno attraente (clicca qui per approfondire);
  2. il rendimento dei titoli obbligazionari di nuova emissione è tornato positivo. Finalmente, aggiungerei io: chi presta i propri danari ha nuovamente diritto ad ottenere un rendimento, un tasso di interesse.

I nuovi rendimenti obbligazionari sono positivi, o no?

Il rendimento di un titolo di Stato italiano a 5 anni (noto come BTP, Buono del Tesoro Poliennale), nel Gennaio del 2021 era pari a -0,02% (in pratica era nullo, come si evince dalla tabella su esposta). Nel momento in cui sto scrivendo questo articolo il rendimento di un BTP italiano a 5 anni è del 4,035%, diciamo per semplificare del 4%. Per un risparmiatore che decide di acquistare oggi questo titolo di Stato è quindi un’ottima notizia, giusto?

La risposta è NI! Certo, oggi chi presta dei soldi allo stato italiano per 5 anni riceve un interesse del 4% (al lordo della ritenuta fiscale). Non dimentichiamoci però che siamo ancora in presenza di una forte inflazione, a Febbraio 2023 pari in Italia a circa il 9%.

Per cui la vera domanda è: meglio ottenere un rendimento nullo a fronte di un tasso di inflazione dello 0,4% (questa era l’inflazione italiana nel Gennaio 2021), oppure ottenere un tasso di interesse del 4% a fronte di un tasso di inflazione del 9%?

Rendimento nominale e rendimento reale

Diciamo così: se ci concentriamo sul rendimento nominale, questo oggi è di gran lunga più elevato rispetto a due anni fa. Se invece poniamo l’attenzione sul rendimento reale (al netto dell’inflazione di periodo) era preferibile il rendimento reale pressoché nullo del Gennaio 2021 rispetto al rendimento reale negativo di oggi (rendimento pari al 4% dal quale bisogna sottrarre un’inflazione di circa il 9%). E quindi?

La lotta all’inflazione

Ti ricordo un aspetto importante: il rialzo dei tassi a cui stiamo assistendo ha come unico obiettivo quello di far scendere l’inflazione, e vi sono già parecchi segnali che qualcosa si sta finalmente muovendo in questa direzione. Per cui è auspicabile che quanto prima l’inflazione abbassi la cresta e cominci la sua discesa verso livelli fisiologici.

Ecco: quello sarà il momento in cui il mondo obbligazionario tornerà finalmente ad offrire rendimenti reali positivi. E sembra non essere troppo lontano all’orizzonte.

Ciao, alla prossima.

L’inflazione in parole semplici

Oramai la sentiamo dappertutto, più dei tormentoni dell’estate. Ne parlano tutti, non soltanto gli addetti ai lavori. La leggiamo sui giornali, la ripetono i notiziari, se ne discute ovunque. Sto parlando dell’inflazione, oggi in rapido aumento. Troppo spesso a mio avviso chi ne parla dà per scontato che tutti conoscano bene il fenomeno e le sue conseguenze. Poiché a me piace non dare nulla per scontato, oggi ti spiego l’inflazione in parole semplici. Vedremo cos’è l’inflazione e quali sono le cause e le conseguenze di una sua crescita generalizzata.

Il significato

Il termine inflazione deriva dal latino inflare, che vuol dire gonfiare. Indica l’aumento prolungato del livello generalizzato dei prezzi di beni e servizi. Viene espressa in percentuale e pertanto l’inflazione esprime il tasso al quale aumentano i prezzi di beni e servizi. Vediamo di capirlo con un esempio.

Se il mese scorso avevi acquistato una barretta di cioccolato pagandola 1 euro e oggi paghi la stessa identica barretta di cioccolato un euro e 5 centesimi, vuol dire che il prezzo della barretta di cioccolato è cresciuto da un mese all’altro del 5%. Quando questo fenomeno riguarda la gran parte dei beni e servizi (si tratta quindi di un aumento generalizzato) e tale aumento persiste per un periodo di tempo prolungato, vuol dire che siamo in presenza di inflazione.

Il valore reale del tuo stipendio è inferiore: è diminuito il potere d’acquisto della moneta. In che senso?

Semplice: se tutti i prezzi sono aumentati mediamente del 5%, ma il tuo stipendio non è variato, potrai acquistare meno beni e servizi del mese precedente. Se per assurdo ipotizzassi di spendere tutto il tuo stipendio pari a 1.500 euro in barrette di cioccolato, lo scorso mese avresti potuto acquistare 1.500 barrette, mentre questo mese dovrai accontentarti di 1.428 barrette ed un resto di 60 centesimi. Un’ottima notizia per il tuo dietologo e per il tuo dentista. Una cattiva notizia per te.

Le principali cause dell’inflazione

Per capire le cause che stanno alla base dell’aumento dell’inflazione dobbiamo rispolverare la più antica legge di mercato, quella che riguarda domanda e offerta.

Quando esci per andare al supermercato ad acquistare una barretta di cioccolato tu rappresenti la domanda: chi acquista un bene o un servizio esprime la domanda. Viceversa l’azienda che produce la barretta di cioccolato rappresenta l’offerta: chi vende un bene o un servizio rappresenta l’offerta. Fin qui penso tutto chiaro.

Inflazione da domanda

Immaginiamo quindi che ogni giorno vengano prodotte un milione di barrette di cioccolato e che queste vengano tutte acquistate dai consumatori al prezzo di un euro ciascuna. Se domani per vari motivi le barrette prodotte sono di meno si genera uno squilibrio tra domanda e offerta. Ci sono meno barrette di quelle che la gente intende acquistare.

Quando la domanda supera l’offerta inevitabilmente il prezzo sale: quel bene diventa più scarso, più difficile da trovare, in un certo senso quindi più prezioso e la gente è disposta a pagare di più pur di accaparrarselo.

Inflazione da aumento dei costi

Se un’azienda produttrice di un bene o di un servizio si trova ad affrontare un rialzo dei costi di produzione non potrà fare altro che riversare questi aumenti sul prezzo finale del bene o servizio prodotto. In questo caso quindi l’inflazione sarà causata dall’aumento dei costi di produzione.

Inflazione da politica monetaria accomodante

Partiamo dal capire cos’è una politica monetaria accomodante. Molto semplicemente consiste nella scelta di immettere maggiori quantità di denaro in circolo nell’economia di un Paese. A seguito di una politica monetaria accomodante il costo del denaro diminuisce, pertanto diventa molto più economico prenderlo in prestito (mediante mutui o prestiti).

E’ quello che hanno fatto sia l’Europa che gli Stati Uniti dopo la crisi finanziaria del 2008. Lo scopo di aumentare l’ammontare di denaro in circolazione è quello di rilanciare l’economia. Fin qui tutto bene, ma qual è la conseguenza a lungo termine? Semplice: se la gente ha molto più denaro da spendere aumenterà la domanda di beni e servizi. Ma come abbiamo già visto l’aumento della domanda genera l’aumento dei prezzi, genera inflazione.

Le conseguenze dell’inflazione

L’inflazione ha molteplici effetti sulla vita delle persone, proviamo a riassumerli.

Redistribuzione del reddito

Chi percepisce degli stipendi fissi viene maggiormente penalizzato dall’aumento dell’inflazione. Infatti gli stipendi vengono adeguati sporadicamente, soltanto in presenza di adeguamenti contrattuali. Se tutti i prezzi aumentano ma gli stipendi rimangono fissi, il potere d’acquisto dello stipendio diminuisce.

Chi invece percepisce redditi variabili all’aumentare dell’inflazione potrà aumentare di conseguenza i compensi richiesti per le prestazioni erogate. E’ il caso ad esempio di lavoratori autonomi, professionisti etc.

Debitori vs. creditori

Strano a dirsi ma l’inflazione è una buona notizia per i debitori, mentre rappresenta viceversa una cattiva notizia per i creditori.

Se infatti durante la vita del prestito o del mutuo aumenta l’inflazione come abbiamo visto diminuisce il potere d’acquisto della moneta, pertanto il debitore restituirà una somma di denaro nominale invariata rispetto a quella che aveva preso a prestito, ma con un potere di acquisto inferiore a causa dell’aumento dell’inflazione.

Effetti sulla produzione

Un’azienda produttrice può beneficiare dall’aumento dell’inflazione. Se infatti acquista manodopera e materie prime in un momento di bassa inflazione e poi vende il ricavato della produzione in un momento successivo caratterizzato da inflazione più alta, potrà vendere il suo prodotto ad un prezzo maggiore, ricavando quella che viene definita “rendita di inflazione”.

A lungo andare però anche l’attività di impresa viene penalizzata, poiché da un lato la gente inizierà a consumare meno; dall’altro lato i tassi di interesse inizieranno a crescere e quindi le aziende potranno indebitarsi meno.

Esportazioni ed importazioni

Le esportazioni vengono danneggiate in quanto l’aumento dei prezzi dei prodotti scoraggia l’acquisto da parte di acquirenti esteri. Viceversa però le importazioni dall’estero diventano più convenienti.

Effetti sui risparmi e sugli investimenti

In conclusione proviamo ad analizzare gli effetti dell’aumento dell’inflazione sui risparmi e sugli investimenti.

L’inflazione generalmente penalizza i risparmiatori che mantengono le somme liquide sul conto corrente (clicca qui per approfondire) o che hanno sottoscritto strumenti obbligazionari a tasso fisso a lunga scadenza. Nel primo caso il saldo del conto corrente viene costantemente eroso in termini reali; nel secondo caso le cedole fisse dell’investimento obbligazionario varranno sempre meno all’aumentare dell’inflazione nel tempo.

Un portafoglio di investimento ben diversificato ha invece molte armi per contrastare l’inflazione. Le azioni, soprattutto di società che possono aumentare i prezzi dei loro prodotti, rappresentano un ottimo antidoto nel lungo periodo. Analogamente le obbligazioni a tasso variabile o indicizzate all’inflazione sono in grado di contrastare l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi. Infine anche attività legate alle materie prime possono offrire protezione dall’inflazione all’investimento.

Ciao, alla prossima.

Prima di pensare a come diventare ricco pensa a come non diventare povero

Abbiamo spesso parlato di investimenti di successo, di diversificazione, della ricerca della migliore strategia per realizzare gli obiettivi finanziari e di vita. Abbiamo analizzato le varie tipologie di strumenti finanziari al fine di individuare quelle più idonee. Oggi ti invito a fare un passo indietro; voglio darti un semplice consiglio: prima di pensare a come diventare ricco pensa a come non diventare povero. Sembra una battuta divertente ma ti assicuro che sono serissimo. Di cosa sto parlando? Mettiti comodo, te ne parlo come sempre con parole semplici.

L’illusione del conto corrente “sicuro”

Il risparmio che gli italiani “parcheggiano” sui conti cresce ogni giorno di più, sta viaggiando verso la quota gigantesca di 2.000 miliardi di euro (clicca qui per approfondire).

Tralasciamo il fatto che queste somme non sono di fatto in alcun modo remunerate e che subiscono l’erosione costante dell’inflazione (come ti spiego in questo articolo dedicato). Voglio invece soffermarmi su un altro aspetto che troppo spesso non viene minimamente attenzionato dai risparmiatori, nella loro ricerca di protezione.

Un bimbo molto vivace

Luca e Adele sono felicemente sposati da 10 anni ed hanno uno splendido bambino di 9 anni, Simone. Luca è un giovane architetto e Adele ha da poco ottenuto la cattedra da insegnante. Hanno pazientemente e con fatica accumulato dei risparmi sul conto corrente per i futuri studi universitari di Simone. Terrorizzati dalla paura di perdere non hanno mai voluto sottoscrivere alcuna soluzione di investimento.

Hanno un appartamento in affitto al settimo piano di un palazzo moderno; Simone è solito giocare al balcone nelle giornate estive.

Era un martedì pomeriggio, la piccola Ferrari di metallo correva sulla ringhiera spinta da Simone, quando inavvertitamente il piccolo perse la presa della macchinina che volò in picchiata dal settimo piano verso la strada.

Nella sfortuna il malcapitato passante fu fortunato perché la macchinina, trasformata in un proiettile dai 30 metri di caduta, gli sfiorò la testa e colpì violentemente la clavicola, causandone la frattura e svariati punti di invalidità.

Luca e Adele, responsabili civilmente dell’accaduto, furono costretti a prelevare la quasi intera totalità dei loro risparmi per risarcire il povero passante.

E pensare che una polizza assicurativa di Responsabilità Civile da pochi euro di premio annuo avrebbe messo al sicuro i loro sudati risparmi!

Se vuoi proteggere i tuoi risparmi, proteggili veramente

La vicenda che ha visto protagonisti i poveri Luca, Adele e Simone, oltre naturalmente al malcapitato passante, vuole essere solo un esempio, per certi versi leggero, di come a volte la vita ci può riservare delle brutte sorprese.

Danni alle cose, alla nostra casa, alla nostra automobile, ma soprattutto la comparsa improvvisa di problemi seri di salute o il verificarsi di un infortunio, possono cambiare la nostra vita in un attimo.

E se nulla possiamo ovviamente fare per evitare che le cose accadano, molto invece possiamo fare per “alleviare” i danni quanto meno dal punto di vista economico. Prima di pensare a come diventare ricco pensa a come non diventare povero: adesso forse il concetto ti è un pò più chiaro.

Prima di sviluppare assieme al tuo consulente finanziario le migliori soluzioni di investimento per realizzare i tuoi obiettivi finanziari, assicurati di aver trasferito la maggior parte dei rischi assicurabili ad una seria compagnia di assicurazione.

Una seria consulenza assicurativa

“Si, ho fatto una polizza con un amico assicuratore, ma non ricordo i dettagli”;

“qualche anno addietro ho fatto qualcosa riguardo la salute e gli infortuni, costava poco, sembrava conveniente”.

Non è quello che intendo. Non è questo l’approccio corretto alla protezione assicurativa.

Occorre una seria e precisa consulenza assicurativa per individuare i rischi cui tu e la tua famiglia siete maggiormente esposti oggi. Solo dopo aver individuato con chiarezza i bisogni puoi passare allo step successivo: destinare parte del tuo reddito alla loro copertura mediante la sottoscrizione di polizze assicurative.

Occorre infine ripetere l’analisi dei bisogni assicurativi periodicamente nel tempo, perché questi cambiano costantemente.

Soltanto dopo aver protetto adeguatamente la tua famiglia e il tuo patrimonio, ha senso concentrarsi sulla migliore strategia di investimento.

La protezione assicurativa è amica degli investimenti

Ti invito inoltre a riflettere su un aspetto non trascurabile: un’accurata protezione assicurativa ti consentirà di destinare con maggiore serenità i tuoi risparmi a delle forme di investimento a lungo termine, perché non sarai più costretto a mantenere la maggior parte dei risparmi sul conto corrente per la paura comprensibile del “non si sa mai“.

Un gran bel vantaggio, un grande sollievo dal punto di vista emotivo, non credi?

Ciao, alla prossima.