La differenza tra il risparmio amministrato ed il risparmio gestito

Se negli ultimi anni hai valutato delle proposte di investimento con il tuo gestore o con il tuo consulente finanziario, è molto probabile che una parte rilevante della proposta fosse composta da fondi comuni di investimento, Sicav, o Fondi Interni Assicurativi; tutti strumenti finanziari appartenenti alla categoria del Risparmio Gestito. Oggi scopriremo qual è la differenza tra il risparmio amministrato ed il risparmio gestito. Stai tranquillo, lo faremo come sempre con parole semplici.

Il risparmio amministrato

Se acquisti dei titoli azionari (ad esempio delle azioni ENEL) o dei titoli obbligazionari (ad esempio dei BTP, obbligazioni governative italiane) stai sottoscrivendo del risparmio amministrato. La banca in questo caso si limita a metterti a disposizione il contenitore (chiamato dossier titoli) ma non entrerà nella gestione degli strumenti finanziari.

Può essere stata una tua idea oppure una consulenza professionale del tuo gestore o del tuo consulente finanziario; in ogni caso, una volta acquistati i titoli (azioni e/o obbligazioni), soltanto tu (autonomamente o a seguito consulenza del tuo gestore), deciderai quando rivendere i titoli e a quale prezzo. La Banca amministrerà i tuoi titoli e si occuperà di tutta la parte fiscale (tassazione sui guadagni e minusvalenze).

Spero ti sia chiaro che investire in strumenti di risparmio amministrato necessita di ampia conoscenza dei dati economici e finanziari delle società acquistate; in mancanza di questi dati esporresti infatti i tuoi risparmi a dei rischi enormi.

Il risparmio gestito

I Fondi Comuni, le Sicav e Fondi Interni Assicurativi alimentano una famiglia di strumenti finanziari comunemente chiamata Risparmio Gestito. Uno strumento finanziario è detto gestito quando l’investitore conferisce un mandato ai gestori dello strumento ad operare con i propri risparmi, nel rispetto di alcuni limiti e parametri.

Troppo complicato? Niente paura, vediamolo meglio con un esempio.

Fondo Azionario Europa

Immagina di avere sottoscritto delle quote di un Fondo azionario Europa. I tuoi risparmi, assieme a quelli degli altri sottoscrittori dello stesso fondo, sono confluiti in un contenitore, a disposizione del Team di Gestione del fondo. Il team di gestione è tenuto ad utilizzare le somme del fondo per acquistare unicamente azioni di società europee, ma, nei limiti di questo vincolo, agirà in piena autonomia. Gli esperti che compongono il Team di gestione adopereranno la loro professionalità per individuare le migliori azioni europee con l’obiettivo di creare valore per i sottoscrittori del fondo.

Differenza tra risparmio amministrato e risparmio gestito

Mettiamo a confronto il risparmio amministrato e il risparmio gestito adoperando l’esempio dei titoli azionari europei. Un investitore in risparmio amministrato dovrà valutare personalmente quali titoli azionari europei comprare, a quale prezzo, quando vendere e a quale prezzo. Un sottoscrittore di un fondo azionario europeo ha invece delegato queste scelte ad un team di gestori professionisti, esperti del mercato azionario europeo.

Investire in risparmio gestito vuol dire quindi delegare le scelte di investimento a dei gestori professionisti; si parla più precisamente di gestione attiva, in quanto i gestori effettueranno in autonomia operazioni di acquisto e vendita al fine di massimizzare la performance del fondo. La gestione attiva ha un costo, rappresentato dalle commissioni di gestione del fondo.

Ti presento un parolone inglese: il Benchmark

Non so ne ne hai mai sentito parlare, ma se hai già investito o sei in procinto di investire in strumenti di risparmio gestito, ti conviene sapere cos’è il benchmark.

Il benchmark non è altro che il rendimento del mercato in cui investe il fondo comune di investimento. Tornando al nostro esempio precedente il benchmark del fondo azionario europeo sarà il rendimento del mercato azionario europeo nella sua totalità. Perché è importante conoscere il benchmark? Perché ti serve per valutare la bontà del fondo comune di investimento.

Cerchiamo di capire meglio il concetto con un esempio. Immagina che il fondo azionario Europa che stai valutando di acquistare, nel 2020 ha registrato una performance positiva, al netto dei costi, del 10%. Sembra un’ottima performance, quindi puoi procedere tranquillamente all’acquisto? Calma, ci manca un’informazione fondamentale: è qui che entra in gioco il benchmark.

Ripetiamo l’esempio aggiungendo un’informazione in più: immagina che il fondo azionario Europa che stai valutando di acquistare nel 2020 ha registrato una performance positiva, al netto dei costi, del 10%; nello stesso periodo il benchmark, ossia il mercato azionario europeo nella sua totalità, ha registrato una performance positiva del 24%. Sei ancora convinto che sia un buon fondo comune di investimento?

Come scegliere un buon fondo

Un bravo consulente finanziario lo sa bene: per valutare la bontà di un fondo comune di investimento, di una Sicav o di un Fondo Interno Assicurativo bisogna valutare tutti i seguenti aspetti:

  • rendimento del fondo rispetto al benchmark
  • età del fondo
  • costanza di rendimenti soddisfacenti rispetto al benchmark nel tempo
  • costi di gestione del fondo
  • eventuali altri costi a carico del cliente
  • quanto rischio il fondo sta prendendo rispetto al rischio del mercato in cui investe
  • patrimonio a disposizione del fondo
  • permanenza dello stesso team di gestione.

Se ti sembra troppo complesso verificare autonomamente tutti questi parametri niente paura. Esistono delle società che si occupano proprio di fare questo e che ti permettono di valutare la bontà di un fondo semplicemente inserendo il codice identificativo (l’ISIN del fondo) sul loro sito internet. Qui di seguito le principali: clicca sul nome per andare direttamente al loro sito internet:

Gestione attiva e gestione passiva

Se un fondo supera brillantemente tutti gli esami sopra esposti, puoi certamente decidere di sottoscriverlo (compatibilmente con il tuo orizzonte temporale e la tua propensione al rischio). Nell’universo sconfinato degli strumenti finanziari di risparmio gestito occorre però fare una selezione molto accurata, perché esistono ahimè tantissimi strumenti inefficienti, dove vuoi per scarsa qualità gestionale, vuoi per eccessivi costi di gestione, i rendimenti sono deludenti rispetto al benchmark.

Laddove non riuscissi ad individuare un fondo soddisfacente, in grado di performare costantemente meglio del benchmark, puoi optare per degli strumenti a gestione passiva, chiamati ETF (clicca qui per approfondire la differenza tra fondi comuni ed ETF). Questi si limitano a replicare l’andamento del mercato, con dei costi molto contenuti.

Due ultime informazioni importanti

Voglio concludere dandoti altre due informazioni a mio avviso importanti:

Il NAV (Net Asset Value)

Gli strumenti di risparmio gestito vengono acquistati in quote (frazioni del patrimonio totale del fondo), le quali hanno una quotazione giornaliera che prende il nome di Nav (acronimo inglese di Net Asset Value). Di tutto questo ti basti ricordare la parola Net, in inglese netto, poiché sta a significare che il valore giornaliero della quota degli strumenti di risparmio gestito è sempre al netto dei costi di gestione. Pertanto i costi sono già stati depurati dal valore.

Se oggi il tuo fondo ha un nav maggiore di quando lo hai acquistato vuol dire che ci stai certamente guadagnando.

Occhio alla differenza tra passato e futuro

Per quanto ottime siano le caratteristiche di uno strumento di risparmio gestito, fai grande attenzione ad un aspetto: i risultati ottenuti nel passato non costituiscono un’indicazione di risultati futuri. L’analisi, per quanto approfondita e dettagliata, si riferisce al passato. Nulla può garantire che la qualità, l’andamento e i rendimenti si ripetano allo stesso modo nel futuro.

Ecco perché ti consiglio di avvalerti di un serio consulente finanziario nella scelta dei tuoi investimenti. Lui monitorerà periodicamente l’andamento degli strumenti selezionati e laddove dovesse rilevare delle inefficienze ti consiglierà tempestivamente di attuare le opportune azioni correttive.

Ciao, alla prossima.

Differenza tra azioni e fondi azionari

Azioni o fondi azionari? Per capire cosa è meglio scegliere bisogna sapere in cosa differiscono, soprattutto in termini di rischio complessivo. Oggi ti parlo della differenza tra azioni e fondi azionari, come sempre con parole semplici.

Le azioni “di casa”

Sia per motivi di conoscenza sia per motivi operativi, per un investitore italiano la scelta di titoli azionari da acquistare ricade quasi sempre su azioni italiane. Non solo, ma in un Paese come l’Italia la cui economia è composta da poche grandi aziende e tantissime piccole imprese, la scelta si riduce molto spesso ai titoli che compongono l’indice azionario italiano più famoso, il Ftse Mib, composto dalle sole 40 aziende a maggiore capitalizzazione del territorio italiano.

Azioni o fondi azionari?

Pertanto, investire in azioni per un risparmiatore italiano equivale quasi sempre nella selezione di 1, 3, a volte 5, nella migliore delle ipotesi 10 titoli azionari del Ftse Mib.

Pesi dei singoli settori

E’ bene notare inoltre che circa la metà del Ftse Mib italiano è composta da società petrolifere, istituti bancari e aziende che si occupano di servizi pubblici. Se si considerano anche le società affini a queste, come le aziende di servizi finanziari o aziende costruttrici di prodotti per l’estrazione di petrolio, la percentuale sale oltre il 60%.

Per cui anche acquistando più titoli dell’indice Ftse Mib ci si ritrova inevitabilmente ad investire su pochissimi settori dell’economia italiana.

Tagliare i fiori ed innaffiare le erbacce

Supponi di avere acquistato 10 titoli azionari del Ftse Mib italiano. Dopo 6 mesi immagina che 5 titoli stanno guadagnando e 5 titoli stanno perdendo. Cosa fai? La maggior parte degli investitori “fai da te” venderebbe i 5 titoli in guadagno e manterrebbe quelli in perdita, in attesa che recuperino. Alcuni più temerari utilizzerebbero il ricavato della vendita per acquistare ulteriori azioni delle 5 in perdita, per “mediare” il prezzo di acquisto.

Supponiamo siano passati altri 6 mesi e che 2 dei 5 titoli mantenuti abbiano recuperato e siano adesso in guadagno mentre 3 hanno continuato a scendere. Cosa fare? Ovvio: vendere i titoli in guadagno e acquistare quelli in perdita. Conclusione? Così facendo effettui una “selezione naturale” dei titoli peggiori. Warren Buffet definisce questo comportamento come quello di chi taglia i fiori e continua ad innaffiare le erbacce.

Azioni o fondi azionari

Il dolore fisico di vendere in perdita

Lo capisco bene, non è per niente semplice, vendere azioni in perdita provoca un dolore quasi fisico. Eppure i trader professionisti lo sanno bene: una delle prime cose da fare quando si acquista un titolo azionario è stabilire uno stop loss, stabilire un valore massimo di perdita. Se il titolo inizia a scendere e raggiunge quel valore bisogna “tapparsi il naso” e venderlo, senza se e senza ma.

Mantenere i titoli che perdono e addirittura acquistarne ancora può essere molto, molto pericoloso. Provate a chiedere a chi negli anni passati ha continuato a comprare titoli di alcune banche italiane, di compagnie aeree, di alcuni internet provider italiani. Hanno perso tutto o quasi tutto il capitale investito.

Mai più investimenti in azioni, lo giuro!

Ecco l’ovvia conseguenza di chi si è avventurato nell’arena dei leoni senza nessuna armatura. Non vorrà mai più sentire parlare di azioni, strumenti “pericolosissimi” dai quali stare alla larga.

Niente di più sbagliato.

Le azioni nel lungo termine hanno sempre dimostrato di essere la tipologia di investimento migliore, sempre. Soltanto bisogna saper investire nel mondo azionario. Il segreto? Fallo fare a chi ne è capace!

Le caratteristiche di un buon fondo azionario

Il fondo azionario è gestito da una squadra di professionisti, esperti conoscitori del settore azionario sul quale il fondo investe. Delle aziende su cui investono conoscono i bilanci, la mission, spesso siedono nei consigli di amministrazione.

Team di esperti

I fondi azionari investono in aziende di tutto il mondo. L’Italia “pesa” circa l’1% della capitalizzazione mondiale. Per cui concentrare tutto l’investimento azionario in Italia vuol dire muoversi esclusivamente all’interno di questo 1%.

I fondi vengono gestiti attivamente, per cui se un titolo all’interno del fondo inizia a deludere le aspettative viene immediatamente venduto dal gestore e ne viene acquistato uno con aspettative migliori. Esistono anche fondi passivi, che si limitano a replicare il mercato di riferimento, gli ETF. Clicca qui e vai al post dedicato alle differenze tra fondi attivi a fondi passivi.

Questo vuol dire che un buon fondo azionario non è rischioso? Assolutamente no, vuol dire correre esclusivamente il rischio legato al mercato azionario, eliminando ulteriori rischi che invece inconsapevolmente si corrono acquistando singoli titoli azionari, uno fra tutti il rischio specifico, legato alla mancanza di diversificazione.

Anche i fondi azionari vanno saputi scegliere

E’ vero, inutile girarci intorno. Non sempre i fondi azionari sono gestiti in maniera eccezionale. In alcuni (non pochi) casi, il costo del fondo azionario non viene ripagato dalle performance del fondo. Occorre scegliere i migliori.

Il segreto? Fai scegliere i fondi a chi ne è capace, ad un bravo consulente finanziario. Il suo lavoro, tra le altre cose, consiste nell’individuare i migliori strumenti finanziari (fondi azionari, obbligazionari e non solo), in modo da creare un portafoglio in linea con il tuo profilo di rischio, estremamente diversificato, efficiente dal punto di vista dei costi complessivi.

Il risultato?

Avrai una folta squadra di gestori professionisti, scelti accuratamente dall’esperienza consolidata del consulente finanziario, ognuno specializzato nel suo mercato di riferimento, tutti al tuo servizio. Il tuo portafoglio sarà composto da centinaia, se non migliaia di titoli azionari ed obbligazionari di tutto il mondo e di tutti i settori e le azioni non saranno più strumenti “pericolosissimi” bensì ottime amiche, preziose alleate per il raggiungimento dei tuoi obiettivi finanziari.

Ciao, alla prossima.

Come funziona un fondo obbligazionario

Sono assolutamente convinto che per ottenere ottimi risultati nel mondo degli investimenti occorre assumere i giusti comportamenti; ma per far ciò l’investitore deve avere consapevolezza delle caratteristiche principali degli strumenti finanziari che detiene. Oggi voglio mostrarti come funziona un fondo obbligazionario, quali sono le sue caratteristiche principali. Non preoccuparti, niente tecnicismi: lo faccio come sempre con parole semplici.

Un grande pentolone

I fondi comuni di investimento e le Sicav non sono altro che dei grandi pentoloni vuoti, all’interno dei quali gli chef, o per meglio dire i gestori, aggiungono degli ingredienti che verranno cucinati per un certo periodo di tempo. Possono inserire qualunque ingrediente a loro piacimento? La risposta è no. Ogni pentolone ha delle istruzioni per l’uso molto rigide dove vengono elencati gli ingredienti concessi e quelli vietati.

Le pietanze obbligazionarie

Nel menu troveremo diversi piatti obbligazionari: alcuni molto light, altri parecchio speziati. Una cosa però è certa: saranno cucinati esclusivamente con strumenti obbligazionari, non sono ammessi altri ingredienti! Obbligazioni di lunga durata, di breve durata, governative, societarie, europee, americane, solide, meno solide, ma pur sempre obbligazioni!

Fissa bene a mente la prossima frase: un’obbligazione, tranne nel caso di gravi problemi dell’emittente, viene rimborsata a scadenza, a prescindere dal prezzo al quale viene scambiata oggi. E’ un contratto tra due parti nel quale ci sono impegni ben precisi. Per maggiori dettagli clicca qui e leggi il mio post dedicato alle obbligazioni.

Una ricetta prudente di medio periodo

Al ristorante degli investimenti i Clienti investitori ordinano una ricetta obbligazionaria con dei requisiti ben precisi: vogliono una pietanza light, che non rischi di causare loro seri problemi digestivi, con tempo di cottura medio breve (diciamo tra 3 e 5 anni).

Lo chef si mette subito all’opera: seleziona circa 500 obbligazioni estremamente solide che serviranno per dare robustezza al piatto anche se il loro rendimento è molto basso; sceglie poi 250 obbligazioni di emittenti mediamente solidi che offrono un rendimento, seppur contenuto; seleziona infine, “molto accuratamente“, altre 250 obbligazioni di emittenti un pò meno solidi ma che offrono un buon rendimento.

Le obbligazioni vengono selezionate in modo che la loro scadenza, in media, non superi i 5 anni, come chiesto dal cliente. Gli chef , soprattutto quelli “stellati” e famosi, aggiungono alla ricetta anche abbondante liquidità, che sarà fondamentale durante la fase di cottura. Il piatto è pronto!

Anche i Clienti devono essere bravi

Arriva una grossa turbolenza finanziaria. La paura si avventa sui mercati e parte la vendita indistinta e indiscriminata, come se domani il sole non dovesse sorgere.

Torniamo per un attimo al nostro Ristorante degli Investimenti. I Clienti Investitori stanno ancora degustando la loro pietanza obbligazionaria light quando la turbolenza si abbatte sui mercati.

Ipotesi 1 – i Clienti sono tutti ottimi Gourmet

Tutti i clienti del Ristorante degli Investimenti sono degli ottimi gourmet finanziari che hanno ben compreso il funzionamento di un fondo obbligazionario. Quando arriva la turbolenza nessun Cliente decide di vendere il fondo obbligazionario acquistato perché sa che, a prescindere dal prezzo odierno, ogni obbligazione alla scadenza naturale rimborserà l’intero capitale a meno di gravi problemi dell’Emittente. I clienti sanno che lo chef ha selezionato circa 1.000 emittenti diversi per lo più molto solidi; sanno oltretutto che quelli meno solidi sono stati “accuratamente selezionati”, per cui bisogna soltanto pazientare.

Lo chef premia il comportamento virtuoso dei suoi clienti adoperando la liquidità che aveva aggiunto alla ricetta per approfittare dei prezzi convenienti sul mercato e per arricchire la pietanza con ottime obbligazioni comprate sul mercato a prezzi scontati a causa, o per meglio dire grazie alla turbolenza in corso!

Ipotesi 2 – alcuni Clienti mal consigliati o improvvisati

Al Ristorante del nostro chef alcuni clienti si sono trovati quasi per caso, non conoscono le regole dei fondi obbligazionari; ciononostante hanno anch’essi acquistato la pietanza obbligazionaria light. Quando arriva la turbolenza la paura ha il sopravvento e alcuni di questi decidono di liquidare la loro pietanza.

Qui la saggezza dello chef “stellato” viene in soccorso dei gourmet, dei clienti più virtuosi. Infatti una parte dell’abbondante liquidità verrà adoperata per liquidare i clienti impauriti, tenendo a riparo le obbligazioni che altrimenti lo chef avrebbe dovuto vendere a prezzi non convenienti a causa della turbolenza.

Qual è la morale

Nel mondo degli investimenti tutti devono saper fare la loro parte, anche i clienti, nulla può essere improvvisato. Neanche il miglior fondo obbligazionario al mondo può mettere costantemente al riparo il Cliente inconsapevole, il Cliente al quale nessuno ha ben illustrato come funziona un’obbligazione e come funziona un fondo obbligazionario. E visto quanto sta accadendo sui mercati in questi giorni la strada da fare è ancora tanta.

La buona notizia è che non soltanto esistono strumenti finanziari di elevata qualità, ma esistono anche bravi Consulenti Finanziari, validi professionisti che sapranno consigliarti i migliori ristoranti, ma non prima di averti trasmesso la necessaria competenza e consapevolezza, affinché tu da domani sia un investitore migliore.

Ciao, alla prossima.