Risparmio amministrato o gestito?

Nell’ultimo post pubblicato ci siamo lasciati con una domanda: meglio investire utilizzando singoli titoli azionari e obbligazionari, quindi strumenti di risparmio amministrato, o farlo adoperando strumenti di risparmio gestito, come ad esempio i fondi comuni di investimento e le Sicav? In sintesi meglio il risparmio amministrato o il risparmio gestito?

Il risparmio amministrato

Prima di giungere alla risposta vediamo brevemente le caratteristiche del risparmio amministrato. Se hai deciso di investire mediante l’acquisto di strumenti di risparmio amministrato vuol dire che hai aperto un dossier titoli presso una Banca, cioè un contenitore abilitato a contenere dei titoli finanziari. La Banca si occuperà di custodire i tuoi titoli finanziari e si occuperà altresì di gestire a tuo nome gli aspetti fiscali legati agli investimenti. A fronte di questo servizio pagherai alla Banca le spese di custodia titoli.

L’indubbio punto di forza del risparmio amministrato rispetto al risparmio gestito sta nel fatto che i costi complessivi sono inferiori, in quanto si limitano ai costi di custodia del dossier titoli e alle commissioni di vendita o di acquisto degli strumenti finanziari. Nel risparmio gestito dovremo aggiungere anche le spese di gestione (da cui appunto il nome risparmio gestito).

Bene, hai aperto il deposito titoli, adesso hai in pratica un bel contenitore vuoto. Sei pronto ad acquistare i tuoi primi titoli. Di norma i titoli finalizzati all’investimento che vorrai comprare inizialmente sono le azioni e le obbligazioni.  

Le azioni

Le azioni sono in pratica delle piccole parti di una società; il possessore di una azione possiede un piccolo pezzetto dell’azienda. L’azionista non è quindi un creditore bensì un socio, per cui partecipa in egual misura ai guadagni e alle perdite. Se pensi che una società abbia le carte in regola per crescere ed espandersi, decidi di acquistarne un pezzetto acquistando delle azioni.

Se ci hai visto giusto e l’azienda cresce, si espande ed ha successo, il valore del tuo investimento aumenterà. Non solo, un’azienda che cresce produce degli utili. Questi possono essere reinvestiti, in tutto o in parte nella società stessa, ma possono anche essere redistribuiti ai soci. E ricorda, se possiedi delle azioni, sei un socio anche tu! Quindi, nel caso l’azienda decidesse di distribuire una parte o tutti gli utili ai soci anche tu riceverai la tua parte. Gli utili distribuiti agli azionisti si chiamano dividendi e li vedrai accreditati sul tuo conto corrente il giorno dello stacco stabilito dalla società. 

Va da sé che se l’azienda va in difficoltà, entra in crisi e non riesce ad uscirne, il valore delle azioni inizierà a diminuire; non essendoci utili da distribuire non riceverai alcun dividendo e, in estrema ratio, potresti vedere azzerare il valore del tuo investimento se l’azienda dovesse fallire!

Le obbligazioni

Abbiamo già parlato delle obbligazioni (clicca qui per scoprirne le caratteristiche principali o clicca qui per conoscerne i principali rischi). L’obbligazionista è un creditore della società cui ha deciso di prestare delle somme con la promessa di averli restituiti ad una determinata scadenza e di ricevere periodicamente degli interessi sotto forma di cedole. E se l’azienda fallisce? Sarà un bel problema rivedere il tuo capitale! Pensi sia impossibile o comunque molto difficile? Non la penseresti così se avessi acquistato recentemente obbligazioni di Astaldi o di CMC Ravenna.

Investire in azioni e obbligazioni

Investire con il risparmio amministrato vuol dire quindi acquistare titoli azionari e titoli obbligazionari, diventando in pratica socio o creditore di una o più società. Poiché stiamo parlando di investimento e non di speculazione (qui trovi la differenza tra risparmio, investimento e speculazione) il tuo obiettivo è quello di ottenere un accrescimento del capitale nel medio lungo periodo.

Per avere una ragionevole certezza che questo avvenga, devi avere una altrettanto ragionevole certezza che la società o le società su cui hai puntato mantengano la loro solidità nel futuro e che il loro valore di mercato aumenti progressivamente nel tempo. Per questo motivo chi decide di investire in titoli azionari o obbligazionari dovrebbe essere costantemente aggiornato sullo stato di salute delle aziende sulle quali ha investito, dovrebbe conoscerne i bilanci, i business plan, gli assetti societari, i rumors etc etc.

Il risparmio gestito

Se hai deciso di investire adoperando strumenti di risparmio gestito allora non acquisterai direttamente titoli azionari e/o obbligazionari, ma li acquisterai indirettamente, Che vuol dire?

Semplice, vuol dire che uno o più gestori professionisti lavoreranno per te. Decideranno cosa comprare, quanto comprarne, per quanto tempo tenerlo e, se necessario, cosa rivendere e cosa sostituire. E questo servizio ha naturalmente un costo, misurato dalle commissioni di gestione annue del fondo. 

Se vuoi approfondire, ti invito a leggere il mio post dal titolo Come funzionano i Fondi Comuni di Investimento

Ecco la mia risposta

Adesso posso svelarti la mia risposta. Non ho il minimo dubbio nel consigliarti di scegliere il Risparmio Gestito ed ecco le mie motivazioni.

Diversificazione

Un strumento finanziario di risparmio gestito, che sia un fondo, una Sicav o uno strumento assicurativo di investimento, che contenga azioni, obbligazioni o entrambe, è sempre caratterizzato da un elevato grado di diversificazione: acquistando poche o tante quote di un fondo, acquisti indirettamente titoli di centinaia, a volte di migliaia di società diverse, appartenenti a settori diversi, con sedi in Paesi diversi.

In questo modo elimini un’elevata percentuale di rischio dal tuo investimento, quel rischio che prende il nome di Rischio Specifico. Il tuo investimento non è più messo a repentaglio dal fallimento di una società, che, ci tengo a ricordarti, per quanto improbabile è sempre possibile! Non risentirà eccessivamente della crisi di un settore dell’economia, essendo diversificato su tanti settori. Il tuo investimento non è più esposto esclusivamente al rischio di un singolo Paese, in quanto è diversificato su tanti Paesi.

Gestione attiva

Investire nei mercati finanziari non è come fare una passeggiata al parco in una giornata di sole. Quando tutti i mercati salgono e c’è bonaccia, è facilissimo sentirsi dei maghi della finanza. Ma, caro amico, è bene che tu sappia subito una cosa molto importante! Il mercato finanziario è un’arena, una giungla difficile da affrontare se non si ha il giusto equipaggiamento, sia informativo sia emotivo. Affrontare le normalissime e fisiologiche turbolenze del mercato, può essere un’esperienza davvero spiacevole quando i tuoi titoli, che pensavi sicuri e granitici, iniziano a vacillare e tu non sai assolutamente cosa fare (vendo e scappo? e se poi risale? no, no… compro ancora? e se continua a scendere? no, no… aiutoooo!!!!).

Affidarsi alla gestione attiva di uno o più team di gestori professionisti vuol dire delegare queste decisioni a loro, vuol dire focalizzarsi sull’orizzonte temporale scelto e semplicemente non pensarci più; pagherai qualcosina in termini di commissioni di gestione ma affidi i tuoi soldi a dei gladiatori, abituati a vivere dentro l’arena, ad agire tempestivamente quando è opportuno, ad attaccare senza esitazione o a difendersi strenuamente a seconda delle condizioni di mercato.

Non tutti gli strumenti di risparmio gestito sono uguali però! Bisogna stare attenti ai fondi molto costosi, ai gestori meno bravi, insomma ai fondi qualitativamente insufficienti, e ce ne sono tanti! …e quindi?

Le migliori materie prime e le migliori ricette

Se gli strumenti di risparmio gestito, per le caratteristiche finora viste, possiamo definirli come ingredienti (di ottima qualità, ma anche di media o scarsa qualità), adesso hai probabilmente bisogno di un grande chef che sappia scegliere gli ingredienti migliori, che abbia le ricette giuste, che sappia come dosare gli ingredienti e come cucinarli.  

Hai bisogno di un bravo consulente finanziario che, dopo aver dedicato del tempo a conoscerti bene, dopo averti ascoltato tanto, dopo averti aiutato ad individuare ed a mettere a fuoco i tuoi obiettivi finanziari sia in grado, con le competenze e l’esperienza necessaria, di scegliere le migliori materie prime (strumenti di risparmio gestito), e di creare tante pietanze quanti sono i tuoi obiettivi di investimento. Pietanze che avranno dei tempi di cottura lunghi, a volte molto lunghi; pietanze che durante la cottura potrebbero a volte risultare un pò amare, potrebbero assumere per qualche tempo un odore sgradevole ma che, una volta pronte, saranno deliziose!

Come funzionano i Fondi Comuni di Investimento

Hai finalmente deciso che è arrivato il momento di investire; ma quali ingredienti è meglio mettere all’interno del tuo investimento? Titoli obbligazionari e azioni, ma quali? Hai sentito parlare dei fondi comuni di investimento, ma non sai bene di cosa si tratta e non sapresti da che parte cominciare.

Decidi di chiedere l’aiuto di un gestore o di un Consulente Finanziario. Dopo un serie di incontri avete condiviso gli obiettivi che intendi raggiungere, la durata dell’investimento e il rischio che sarai in grado di tollerare. Bene. Il Consulente ti propone di realizzare questo investimento mediante la sottoscrizione di Fondi Comuni di Investimento e Sicav, strumenti appartenenti alla famiglia del Risparmio Gestito.

Ma cosa sono questi Fondi Comuni di investimento? Ma cosa sono queste Sicav? Di che diavolerie sta parlando? Ecco che la diffidenza si fa strada nella tua testa e ti ritrovi davanti ad un bivio:

  • ti affidi al gestore o al Consulente Finanziario anche se non hai capito bene quello che ti sta proponendo (sospettando stia agendo principalmente per i suoi interessi o per quelli della Banca rifilandoti qualche fregatura);
  • decidi di rifiutare la proposta e lasciare i soldi sul conto corrente.

Spesso il film si conclude così; oggi invece proviamo a cambiare il finale. Proverò infatti a spiegarti, con parole semplici, come funzionano i Fondi Comuni di Investimento e le Sicav. Potresti scoprire che tutto sommato non sono poi così male, anzi. E allora cosa aspettiamo? Cominciamo subito.

Iniziamo col dire che il funzionamento di un Fondo Comune e di una Sicav sono praticamente identici; l’unica differenza sta nel fatto che se sottoscrivi delle Sicav diventi socio della Sicav stessa e quindi avresti la facoltà di intervenire alle assemblee societarie. Poiché si tratta di una differenza più formale che sostanziale, possiamo semplificare dicendo che per un investitore Fondi Comuni e Sicav hanno le stesse caratteristiche che adesso andiamo a scoprire.

Cos’è un fondo comune di Investimento

E’ un insieme di strumenti finanziari come ad esempio azioni, obbligazioni o altri fondi, detenuti da un gruppo di investitori e gestiti da un gestore professionale. L’obiettivo dichiarato dal fondo, che deve essere chiaramente identificato, determinerà la tipologia di strumenti finanziari che il fondo può comprare.

Capiamolo meglio con un esempio

Ti piacerebbe acquistare azioni del mercato italiano ma non sapresti quali azioni acquistare, pertanto decidi di acquistare un fondo comune che ha come obiettivo dichiarato quello di acquistare esclusivamente azioni del mercato italiano. In gergo hai deciso di acquistare un Fondo Azionario Italia. Tu ti limiti a dare i tuoi soldi al gestore del fondo il quale li adopererà per acquistare azioni italiane. In cambio otterrai delle quote del fondo azionario Italia prescelto. Se il fondo ha dei rendimenti positivi il valore della quota aumenterà, viceversa il valore della quota diminuirà. Il valore delle quote di ogni fondo viene pubblicato giornalmente, per cui saprai sempre qual è il controvalore dei tuoi investimenti e potrai in ogni momento aumentare il tuo investimento, diminuirlo o liquidarlo interamente.

Abbiamo quindi capito che acquistare quote di un fondo comune vuol dire delegare alla professionalità del gestore del fondo stesso la scelta di quali e di quanti strumenti finanziari (nell’esempio azioni italiane) acquistare. Il gestore sarà tanto più bravo quanto più avrà scelto le azioni che daranno in futuro il rendimento migliore o i ribassi minori.

E se decidessi di acquistare anche azioni americane?

Nessun problema; esistono ovviamente anche dei fondi o Sicav specializzati nel mondo azionario americano. Ma ti dirò di più: il mondo azionario americano può essere ulteriormente segmentato. Esistono infatti fondi specializzati che investono ad esempio esclusivamente nelle azioni di società americane di grandi dimensioni, oppure fondi che investono esclusivamente su azioni di società americane che staccano ogni anno elevati dividendi etc.

Ci sono fondi per tutti i gusti e per tutti i tipi di investitori. Un fondo azionario, ad esempio, può essere identificato per:

  • Area geografica (Azionario Globale, America, Europa, Italia, Paesi Emergenti, Africa, Russia etc.)
  • Settore (Azionario tecnologia, azionario società finanziarie, etc.)
  • Tema di investimento (intelligenza artificiale, robotica, acqua, etc.)
  • Capitalizzazione delle società (grande, media o piccola capitalizzazione)

e la lista potrebbe ancora continuare.

Adesso applichiamo lo stesso ragionamento al mondo delle obbligazioni.

Se non ti è chiaro come funziona un titolo obbligazionario ti invito a cliccare qui per andare al post dedicato, se non ti sono chiari i rischi di un titolo obbligazionario puoi invece cliccare qui. Adesso ti chiedo: ma invece di comprare un singolo titolo obbligazionario, puoi comprare un fondo obbligazionario? Ma certo, e anche qui avrai l’imbarazzo della scelta!

Fondi obbligazionari governativi societari, area euro, americani, globali, con titoli a scadenza lunga, con titoli a scadenza corta, con titoli emessi da società molto solide, con titoli emessi viceversa da società meno solide etc. etc.

Esistono anche i fondi bilanciati e i fondi flessibili dove, per semplificare, il gestore ha la possibilità di acquistare e gestire contemporaneamente sia strumenti azionari che obbligazionari e può farlo con delle proporzioni fisse (fondi bilanciati) o con delle proporzioni variabili (fondi flessibili).

Che confusione, ma come si fa a scegliere?

Tra due fondi che investono sullo stesso mercato come si fa a capire quale è il migliore? Ci sono vari modi ma intanto dobbiamo introdurre un concetto fondamentale, il concetto del benchmark.

Torniamo un attimo all’esempio del fondo azionario Italia. Hai comprato un fondo Azionario Italia e dopo un anno vedi che il fondo ha reso il 5%. Quindi è un buon fondo, giusto? La risposta non è così immediata. E con un esempio cerco di fartelo capire. Al telegiornale senti dire che il mercato azionario italiano ha reso il 15% nel corso dell’ultimo anno. Il tuo fondo ha reso il 5%. Sei ancora convinto che sia un buon fondo? Forse inizi a capire che il rendimento da solo ha poco significato per misurare la bontà di un fondo; occorre confrontarlo con il mercato di riferimento. Questo mercato di riferimento prende il nome di benchmark, ed è quel valore sul quale possiamo misurare la bontà di un fondo comune.

Allora, penserai tu, è molto facile! Basta individuare il fondo, tra gli azionari italiani, che ha avuto il rendimento migliore rispetto al benchmark e acquistare quello. E’ certamente una possibilità, ma sarebbe opportuno considerare anche altri fattori, quali ad esempio:

  • Quanto rischio si è preso il gestore per ottenere quel rendimento?
  • Da quanti anni esiste il fondo?
  • Quali sono stati i risultati del fondo degli ultimi anni?
  • Quanto costa il fondo?
  • Etc. etc.

Soltanto mettendo assieme tanti fattori possiamo avere una buona probabilità di individuare un fondo performante.

Un fattore molto importante è rappresentato dal costo di un fondo: dall’eventuale costo di ingresso e soprattutto dal costo annuo di gestione. E’ infatti banale affermare che a parità di tutte le altre condizioni un fondo zavorrato da costi maggiori otterrà risultati minori. Un costo maggiore può essere giustificato soltanto da rendimenti maggiori che si susseguono nel tempo. Se il gestore dimostra di essere costantemente il più bravo ha senso pagare di più.

Affidiamoci alle stelle

Un metodo per valutare la bontà di un fondo comune di investimento è quello di affidarsi alle stelle di Morningstar, una società che si occupa di attribuire a tutti i fondi presenti sul mercato un punteggio basato su tanti elementi di giudizio, tra cui anche il rischio assunto e i costi del fondo. Il punteggio viene espresso in stelle che possono andare da 1 a 5, dove 5 è il punteggio massimo ottenibile. Basta conoscere il nome completo del fondo o il suo codice identificativo, codice ISIN, e digitarlo nell’apposito spazio all’interno del sito Morningstar (clicca qui per visitare il sito).

Un portafoglio di fondi

Adesso spero di averti chiarito in cosa consiste il compito di un bravo Consulente Finanziario. E’ lui che si occuperà di scegliere, in base al tuo obiettivo di investimento, in base al tuo orizzonte temporale e al tuo profilo di rischio, quali ingredienti (e i fondi comuni di investimento sono soltanto una delle tante alternative) inserire nella tua soluzione di investimento, ed in quali dosi. E’ lui che si occuperà di monitorare l’andamento del portafoglio, di verificare che la bontà degli strumenti finanziari prescelti rimanga immutata per tutta la durata dell’investimento.

In conclusione

Adesso hai finalmente le idee più chiare riguardo al funzionamento di un fondo comune di investimento; pertanto spero che davanti ad una proposta ben formulata da parte del tuo Consulente Finanziario, in linea con i tuoi obiettivi di investimento, il finale del film possa essere diverso; mi auguro che tu possa sottoscrivere la proposta senza alcuna diffidenza!

Se mi hai seguito fin qui potresti a questo punto porti il seguente quesito: ok, ho capito che i fondi comuni di investimento sono molto diversificati, ne esistono tanti, posso individuare i migliori, ma ho capito anche che hanno dei costi di gestione più o meno alti, quindi non sarebbe meglio acquistare singoli titoli (azionari o obbligazionari) piuttosto che fondi comuni di investimento per risparmiare?

Ti rispondo immediatamente e senza alcuna esitazione: meglio i fondi comuni di investimento, e le motivazioni sono talmente tante che è meglio dedicare a questo argomento il prossimo post. Pertanto continua a seguirmi e a breve proverò a spiegarti perché preferire i fondi comuni di investimento, e più in generale gli strumenti di risparmio gestito, ai singoli titoli azionari o obbligazionari.

 

 

Il rischio di tasso per un’obbligazione

 

Il rischio di tasso di interesse e il rischio di credito rappresentano le due insidie principali per chi investe in obbligazioni. Oggi andiamo alla scoperta proprio del rischio di tasso; oramai lo sai, lo faremo con parole semplici.

Un titolo obbligazionario ha una data di inizio, una durata (normalmente espressa in anni) e una scadenza contrattuale.

Quando l’obbligazione giunge a scadenza di norma viene rimborsato l’intero capitale investito: si dice che il titolo obbligazionario viene rimborsato alla pari, cioè allo stesso valore di emissione, in gergo detto pari a 100. Per cui se oggi hai sottoscritto un titolo obbligazionario investendo € 10.000, sai già che alla scadenza dello stesso (tra 2, 5, 10, 20, 50 anni), se il titolo prevede un rimborso alla pari, ti verranno restituiti esattamente 10.000 euro, a meno di fallimento della società o del governo che ha emesso il titolo. Fin qui tutto chiaro? Bene.

E se volessi liquidare l’investimento prima della scadenza? Posso farlo?

Ti do una notizia buona ed una meno buona.

Notizia buona: si, puoi liquidare l’investimento prima della scadenza. Esiste infatti un mercato apposito dove puoi vendere la tua obbligazione a qualcun altro.

Notizia meno buona: il capitale inizialmente investito non è più garantito! Infatti il prezzo dell’obbligazione, pari a 100 sia in fase di sottoscrizione che di scadenza, è invece soggetto a fluttuazioni che possono anche essere consistenti per tutta la durata del titolo stesso.

Queste fluttuazioni sono originate principalmente da due componenti:

  • L’aumento o diminuzione del rischio di fallimento dell’emittente
  • L’aumento o diminuzione dei tassi di mercato.

La prima componente viene definita rischio di credito o rischio emittente e ne abbiamo già parlato in un precedente articolo (clicca qui per approfondire)

Oggi invece ci concentriamo sul rischio di tasso. Cerchiamo di capire di cosa si tratta, perché è molto importante. Un investitore che decide di acquistare un titolo obbligazionario, a mio avviso, deve avere ben chiaro questo elemento, per evitare spiacevoli sorprese. Mettiamo subito in chiaro che si tratta di un rischio legato alla volontà di vendere il titolo anticipatamente, in quanto, a prescindere dalle fluttuazioni dell’obbligazione sai già che, a meno di fallimento dell’emittente, alla scadenza ti verrà in ogni caso rimborsato il capitale investito in fase di sottoscrizione.

Aiutiamoci come sempre con un esempio

Immagina di aver sottoscritto un’obbligazione dove per semplicità supponiamo che il rischio emittente sia trascurabile (quindi l’emittente ha un rating altissimo, quello che viene chiamato tripla A). Il titolo obbligazionario ha le seguenti caratteristiche:

  • durata 10 anni;
  • tasso annuo lordo del 2%;
  • cedole semestrali;
  • emissione e rimborso alla pari;
  • importo € 10.000;
  • valuta euro, nessun rischio di cambio.

Bene: questo titolo obbligazionario sarà pertanto soggetto esclusivamente al rischio di tasso.

Il rischio è legato al fatto che i tassi di mercato, durante la vita del titolo, quindi per i prossimi 10 anni, potranno variare, e questa variazione si ripercuote sul prezzo di mercato della tua obbligazione. Vediamo perché.

Prima ipotesi: i tassi rimangono fermi

Ipotizziamo, per assurdo, che per tutta la durata del prestito obbligazionario, quindi per i prossimi 10 anni, i tassi di interesse sul mercato rimangono sempre fermi. In questo caso è ragionevole ipotizzare che il prezzo della tua obbligazione sul mercato rimarrà sempre pari a 100. Cosa vuol dire? che in questo caso, puramente teorico, potresti liquidare il tuo titolo obbligazionario in qualunque momento ottenendo esattamente il capitale inizialmente investito.

Seconda ipotesi: i tassi scendono

Ipotizziamo questa volta che i tassi di mercato scendono, passando ad esempio dal 2% all’1%; cosa succede al tuo titolo sul mercato? Se i tassi scendono il prezzo del tuo titolo sul mercato sale; perché? Semplice, perché adesso la tua obbligazione al tasso fisso del 2% offre un rendimento maggiore di quello presente sul mercato (nell’esempio 1%); per cui il mercato darà alla tua obbligazione quel prezzo che renda indifferente, per un nuovo acquirente, sottoscrivere un titolo di nuova emissione all’1% o acquistare la tua obbligazione al 2%.

 

Per semplicità ipotizziamo che manchi un anno esatto alla scadenza del titolo e che il tasso sul mercato per un titolo di durata pari ad un anno dello stesso emittente è adesso 1%. Il valore di mercato del tuo titolo sarà di circa 101, in quanto l’acquirente deve ottenere un rendimento annuo dell’1% a prescindere se decide di sottoscrivere un titolo di nuova emissione o di acquistare il tuo titolo. E qual è il prezzo tale che il tuo titolo, che offre una cedola annua del 2%, alla fine dia un rendimento complessivo dell’1%? Quel prezzo è appunto 101. Il nuovo acquirente perderà un punto percentuale sul capitale (perché sebbene lo sta pagando 101 alla scadenza gli verrà rimborsato a 100), ma guadagnerà un punto percentuale sulla cedola (2% anziché 1%). 

 

Per te che hai venduto l’obbligazione è una buona notizia? Si e no. Se avevi esigenza di vendere anticipatamente il titolo è certamente una buona notizia perché hai venduto la tua obbligazione realizzando un profitto di 1%. Ma come rovescio della medaglia rinuncerai a percepire, per un anno, l’interesse annuo del 2%, che adesso non è più disponibile sul mercato.

Terza ipotesi: i tassi salgono

Facciamo adesso l’esempio opposto e cioè che i tassi di mercato, invece di scendere salgono, passando dal 2% al 3%. Questa volta il tuo titolo obbligazionario diventa meno appetibile, in quanto il mercato, per un titolo obbligazionario di eguale natura, adesso offre un rendimento maggiore. Quindi cosa succede al prezzo di mercato della tua obbligazione? Sono certo che stavolta hai indovinato! Esatto: se i tassi di interesse salgono i prezzi delle obbligazioni scendono. Infatti, analogamente a quanto detto prima, il prezzo di mercato è sempre tale da rendere indifferente la sottoscrizione di un titolo di nuova emissione o l’acquisto di un titolo di eguale durata e uguale emittente sul mercato. Il nuovo acquirente è disposto ad acquistare il tuo titolo obbligazionario a condizione che la differenza tra il rendimento di mercato (3%) e il rendimento del titolo (2%) rimanga a carico tuo.

 

Per cui riproponendo lo stesso esempio visto prima, ipotizzando quindi che manchi un anno esatto alla scadenza del tuo titolo a tasso fisso e che il tasso di mercato ad un anno per un titolo con le stesse caratteristiche è adesso del 3%, il prezzo di mercato del tuo titolo sarà di circa 99.

 

E’ una brutta notizia? Ancora una volta si e no. Se avevi necessità di vendere il titolo ovviamente realizzerai una perdita di 1% ma è anche vero che potrai sin da subito reinvestire i soldi ai nuovi tassi che adesso sono più convenienti.

 

Se mi hai seguito attentamente fin qui adesso sai che se i tassi di interesse scendono il prezzo dei titoli obbligazionari sale; se viceversa i tassi di interesse salgono il prezzo dei titoli obbligazionari scende.

 

Ma il problema non si pone (dirai tu)!

Se il prezzo di vendita non è conveniente basta tenere il titolo fino alla scadenza e tutto è risolto.

Corretto, ma ricorda una cosa importantissima: il rischio di tasso aumenta all’aumentare della durata dell’obbligazione. Cosa vuol dire? Se hai ancora un po’ di pazienza te lo spiego subito.

 

Se i tassi aumentano di 1% e il tuo titolo obbligazionario scade tra 1 anno abbiamo capito che a parità di altre condizioni il prezzo scende intorno a 99 (e che quindi è sufficiente pazientare un anno per tornare in possesso dell’intero capitale). Ma se il tuo titolo obbligazionario a tasso fisso scade tra 30 anni che succede all’aumentare dei tassi di 1%? Ti prego di prestare particolare attenzione perché questo punto è cruciale. A puro titolo esemplificativo adopereremo un titolo di stato italiano, un BTP.

 

BTP scadenza Marzo 2048

In passato hai deciso di acquistare, ingolosito dalla cedola, un BTP, Buono del Tesoro Pluriennale (obbligazione a tasso fisso emessa dal governo italiano) con scadenza Marzo 2048 al tasso fisso del 3,45% (BTP realmente esistente). Quindi sai per certo che, a meno di difficoltà del governo italiano, percepirai annualmente un interesse lordo del 3,45% e che alla scadenza, quindi il 1 Marzo 2048, ti verrà restituito il capitale. Fin qui oramai è tutto chiaro.

Ma di quanto varierebbe il prezzo del titolo se domani mattina i tassi aumentassero di 1% ? La quotazione del titolo subirebbe istantaneamente una perdita secca di circa 15%. Questo perché non solo la cedola del tuo titolo è diventata meno appetibile, ma questo va considerato per tutti gli anni che mancano alla scadenza, in questo caso 30. Capisci bene che diventa un po’ più complicato aspettare la scadenza e risolvere tutto, in quanto la scadenza è lontanissima. Ecco quindi che il rischio di tasso va preso seriamente in considerazione quando le scadenze dei titoli che decidiamo di acquistare sono particolarmente lunghe.

Per concludere non dimenticarti che il rischio di credito, che per semplicità non è stato considerato, invece è sempre presente, e si somma al rischio di tasso. Per cui in caso di simultaneo aumento dei tassi e aumento del rischio di credito, il prezzo del titolo scenderà sia per effetto della salita dei tassi di interesse sia per effetto dell’aumento dello spread (aumento del rischio di credito).