Con parole semplici: che cos’è un’obbligazione?

Sono certo che ne hai già sentito parlare, se non altro quando hai sentito o letto notizie legate allo spread tra Btp e Bund. Infatti sia il Btp che il Bund sono obbligazioni, nella fattispecie sono obbligazioni emesse dai governi rispettivamente italiano e tedesco.

Ma sai come funziona un titolo obbligazionario? Sai perché è così diffuso nei portafogli dei risparmiatori italiani?

Oggi ti voglio parlare proprio di questa tipologia di investimento che prende il nome di obbligazione; stai tranquillo, lo facciamo come sempre con parole semplici e con qualche esempio.

Sei pronto? Bene, andiamo allora.

L’obbligazione è un contratto tra due parti nel quale il soggetto “A” ha bisogno di capitale per un qualsivoglia motivo, ma poiché non lo detiene, decide di chiederlo in prestito. L’altra parte del contratto, il soggetto “B” è colui il quale decide di prestare il proprio capitale al soggetto “A”. Fin qui credo sia abbastanza semplice.

Facciamo un esempio

Una società vuole acquistare un nuovo macchinario; invece di chiedere un finanziamento in Banca, decide di emettere un prestito obbligazionario chiedendo il capitale necessario ad una platea di soggetti disposti a prestarglielo. Una volta ottenuti i soldi il soggetto “A” potrà acquistare il nuovo macchinario, pagherà degli interessi periodici a chi gli ha prestato i propri soldi (i sottoscrittori dell’obbligazione) e alla scadenza pattuita rimborserà loro il capitale.

Normalmente i soggetti che emettono un prestito obbligazionario (soggetti debitori) sono:

  • Governi
  • Società

Hai acquistato un’obbligazione societaria? Di fatto hai prestato i tuoi soldi alla società emittente. Hai acquistato un’obbligazione governativa (altrimenti detta Titolo di Stato)? Hai prestato i tuoi soldi al governo emittente. La società o il governo saranno tenuti a corrisponderti degli interessi definiti cedole per tutta la durata dell’obbligazione. Alla scadenza riceverai il capitale assieme all’ultima cedola.

La cedola dell’obbligazione può essere predeterminata, ad esempio del 4% (si parla in questo caso di obbligazione a tasso fisso). Oppure può essere a tasso variabile, legata all’andamento di un tasso di riferimento come l’euribor (in questo caso avremo un’obbligazione a tasso variabile). Il funzionamento di un titolo obbligazionario è tutto qui, non c’è nulla di particolarmente complicato.

 

Ma non si rischia nulla?

E’ necessario comprendere che qualora il soggetto “A” dovesse andare in difficoltà economiche il soggetto “B” rischia di non ricevere più gli interessi pattuiti e soprattutto rischia di non ricevere il capitale prestato alla scadenza contrattuale.

Quindi andiamo subito ad analizzare il principale rischio cui va incontro un risparmiatore che sottoscrive un prestito obbligazionario: il rischio di credito del soggetto emittente. Se il soggetto debitore non può onorare il proprio debito il sottoscrittore può perdere fino alla totalità del capitale investito. Per tale motivo, prima di sottoscrivere un’obbligazione è necessario informarsi sulla solidità della società o del Paese che emette il prestito obbligazionario, in modo da potere stimare il rischio di fallimento del soggetto emittente.

 

Il rating di un emittente obbligazionario

Senza addentrarci troppo ci basti sapere che tutte le società o i governi che emettono prestiti obbligazionari vengono analizzati in maniera approfondita dalle società di rating, entità che rilasciano periodicamente dei punteggi (detti appunto rating). Il rating è un punteggio sintetico che esprime il grado di solidità di un emittente. Più alto è il rating più solida è la società o il Paese e più bassa e la probabilità di fallimento.

 

Le società o i Paesi emittenti, una volta ottenuto il punteggio, vengono inseriti in due grandi famiglie:

  • Società o Paesi ad alto rating (molto solidi)
  • Società o Paesi a basso rating (poco solidi).

Se fin qui mi hai seguito avrai capito che acquistare una obbligazione emessa da una società ad alto rating (quindi più solida) è meno rischioso rispetto all’acquisto  di un’obbligazione emessa da una società a basso rating.

Ma allora chi compra le obbligazioni emesse da società più rischiose e perchè?

Le comprano in tanti e il motivo è il seguente: le obbligazioni più rischiose pagano interessi maggiori. Se la società non fallisce il risparmiatore guadagna di più.

Come sempre se ambisci a maggiori rendimenti devi accettare maggiori rischi. In finanza funziona sempre così.

Posso vendere l’obbligazione prima della scadenza?

La risposta è si, puoi rivenderla nel mercato secondario, un mercato regolamentato nato apposta per la compravendita di strumenti finanziari, compresi quelli obbligazionari.

Ma stai attento, perché nella compravendita si annida un altro rischio cui si va incontro acquistando un titolo obbligazionario: il rischio tasso. Per il momento ti basti sapere che il prezzo del titolo può variare (quindi puoi guadagnare o perdere dalla vendita del titolo obbligazionario), e la causa principale dei movimenti di prezzo di un’obbligazione è la variazione dei tassi di interesse di mercato. Vista l’importanza che l’argomento riveste dedicheremo un intero articolo a questo argomento.

Obbligazione: Risparmio o Investimento?

La risposta è: dipende! Da cosa ti starai chiedendo? Dal tempo che manca alla scadenza dell’obbligazione: se si tratta di un tempo lungo (normalmente maggiore di 3 anni) parliamo di investimento, viceversa parleremo di risparmio.

 

Risparmiare, Investire, Speculare: che differenza c’è?

 

“Ho messo un pò di soldi da parte” – “Ho qualcosina in banca” – “Il Direttore mi ha consigliato un prodotto molto vantaggioso” – “Mi hanno assicurato che posso disinvestire quando voglio”.

Sono solo alcune delle frasi tipiche di chi ha deciso di effettuare una operazione finanziaria. Sono tutte accomunate da un desolante pressappochismo. E’ naturale, non è sempre così, pian piano i risparmiatori italiani stanno acquisendo maggiore consapevolezza, ma in alcuni casi la “leggerezza” con cui si prendono decisioni così importanti è davvero preoccupante.

Ok, hai messo dei soldi da parte, ma con quale obiettivo, con quale orizzonte temporale, con quale rischio? Hai privilegiato la sicurezza o il rendimento? Credimi, conoscere la risposta a queste domande è il <<minimo sindacale>> per una allocazione corretta delle tue risorse finanziarie.

Troppo spesso si fa confusione tra Risparmio, Investimento e Speculazione. Non avere chiara la differenza tra questi approcci al mondo finanziario può portarti ed effettuare delle scelte poco coerenti con i tuoi reali obiettivi e all’ottenimento di risultati ben diversi dalle tue aspettative.

Risparmio e Investimento sono spesso considerati sinonimi, ma anche Investimento e Speculazione sono spesso confusi. Niente di più sbagliato. In realtà tra questi modi di approcciare il mondo finanziario c’è una grande differenza. Effettuare scelte finanziarie di successo non può prescindere dall’avere una chiara conoscenza di questi 3 diversi approcci.

Per cui non perdiamo altro tempo, cominciamo subito a conoscere il mondo del Risparmio, dell’Investimento e della Speculazione.

 

Il Risparmio

Il Risparmio può essere definito come il processo di accumulare denaro al fine di effettuare un acquisto in un futuro abbastanza prossimo, normalmente inferiore a 3 anni. Proprio perché la destinazione di queste somme è un acquisto da effettuare in un lasso di tempo molto breve, normalmente la priorità numero uno di chi risparmia è quella di mettere al sicuro il denaro; il risparmiatore non vuole che il controvalore delle somme accantonate sia soggetto a fluttuazioni, proprio perché non vuole mettere a repentaglio l’acquisto imminente.

Il risparmiatore deve sapere però che se tira la coperta dal lato della sicurezza rimarrà scoperto dal lato del rendimento; sebbene tutti vorrebbero alti rendimenti e capitale sempre sicuro, questo purtroppo non è possibile; il rendimento che puoi aspettarti da un’attività di risparmio è generalmente molto basso; puoi ritenerti ampiamente soddisfatto se lo strumento di risparmio che hai scelto è riuscito (e non sempre ci riesce) a mettere al riparo il potere di acquisto delle somme accantonate dal potere erosivo dell’inflazione. Ma non aspettarti nulla di più.

 

L’Investimento

Se ambisci ad un rendimento decisamente maggiore, forse è il caso che cominci ad investire. Ma di cosa si tratta? Diversamente dal risparmio, l’Investimento è un processo di medio – lungo termine. Normalmente consiste nell’acquistare quote di società dette azioni, nel prestare le proprie somme a soggetti terzi (acquistando obbligazioni emesse da aziende o governi) o ancora nell’acquisto di immobili. L’obiettivo è quello di ottenere un rendimento ben al di sopra dell’inflazione. Questa volta stai tirando la coperta dal lato del rendimento, per cui rimarrai inevitabilmente scoperto dal lato della sicurezza.

Se è vero che nel medio – lungo termine l’investimento normalmente offre rendimenti sensibilmente superiori al risparmio, è vero anche che i rischi nel breve periodo sono maggiori, poiché l’investimento è esposto alle fluttuazioni di mercato, maggiormente visibili ed emotivamente più avvertibili nel breve termine. Per essere un investitore di successo devi dare al tuo investimento un adeguato orizzonte temporale, di norma non inferiore a 3-5 anni. Occorre il giusto tempo affinché i tuoi soldi abbiano modo di apprezzarsi abbastanza da ottenere un rendimento maggiore del risparmio anche laddove si dovesse registrare una correzione nella fase finale.

 

La speculazione

E se invece vuoi alti rendimenti e li vuoi in tempi brevi? Beh, allora non ti resta che speculare! La speculazione consiste nell’effettuare operazioni caratterizzate da un elevato grado di rischio con la speranza di ottenere un elevato guadagno in un breve periodo di tempo. La compravendita di azioni, di derivati, di criptovalute, effettuata nell’arco di una stessa giornata o comunque di un tempo brevissimo è un valido esempio di speculazione. Gli speculatori possono guadagnare veramente tanto; il rovescio della medaglia? Possono anche perdere tutto!

 

Quindi per riassumere possiamo dire che:

  • il Risparmio corrisponde all’obiettivo di proteggere i tuoi soldi;
  • l’Investimento corrisponde all’obiettivo di far crescere i tuoi soldi;
  • la Speculazione corrisponde all’obiettivo di scommettere i tuoi soldi.

 

Qualche esempio per chiarirci le idee

Vuoi accumulare del denaro per andare in vacanza l’anno prossimo? Risparmio

Vuoi godere di una cifra integrativa quando finalmente raggiungerai (tra non meno di 20 anni)  la tanto agognata pensione? Investimento

Vuoi essere pronto, quando sarà il momento, ad affrontare le spese universitarie di tuo figlio, che oggi ha 3 anni? Investimento

Vuoi essere pronto ad affrontare le spese universitarie di tuo figlio che oggi ha 17 anni? Risparmio

Vuoi scommettere sull’azione “Alfa” perché credi che nei prossimi giorni salirà? Speculazione

Va da sé che non tutti gli individui sono uguali; per cui è normale che qualcuno avrà una particolare predisposizione al Risparmio, qualcun altro sarà più portato ad Investire, così come per altri prevarrà il desiderio di Speculare.

 

Si può contemporaneamente Risparmiare, Investire e Scommettere?

Ma certo!

E non c’è nulla di male, ma è fondamentale capire che sono attività tra di loro radicalmente differenti, che necessitano di tempistiche differenti,  che richiedono propensioni al rischio differenti e che generano ritorni differenti.

Una attenta analisi (fatta in autonomia o con l’ausilio di un valido consulente finanziario) che ti permetta di scoprire le tue peculiarità ed attitudini finanziarie e ti consenta quindi di stabilire quanto destinare ad ognuna di queste attività è il primo passo verso una pianificazione finanziaria di successo.

Controlli spesso l’andamento dei tuoi investimenti?

Sono davvero tanti gli investitori che hanno l’abitudine di monitorare frequentemente l’andamento dei loro investimenti. All’informazione finanziaria che quotidianamente viene fornita da giornali e televisioni, si somma quella proveniente dalle varie app dedicate al mondo finanziario e ai servizi di Home Banking ormai disponibili su smartphone, tablet e computer. La tentazione di osservare, giornalmente, se non addirittura più volte al giorno l’andamento dei mercati e il controvalore degli  investimenti può diventare davvero forte.

Se anche tu pensi di appartenere a questa categoria di investitori, allora questo post è dedicato a te.

Ti dico subito una cosa

Controllare il tuo portafoglio di investimenti troppo spesso è un ottimo modo per perdere soldi! 

Probabilmente mi considererai un pazzo per quello che sto per suggerirti, ma ti consiglio di  smetterla di controllare quotidianamente l’andamento dei tuoi investimenti. Perché? Adesso te lo spiego.

Le ragioni che stanno alla base del mio consiglio sono molteplici.

La tua salute mentale e finanziaria

Sebbene siamo portati a pensare che controllare l’andamento dei nostri investimenti spesso sia una buona abitudine, in realtà questo alimenta stress, impulsività, comportamento emotivo e scarsi rendimenti finanziari.

I mercati possono essere molto volatili; giornalmente può anche succedere che dapprima guadagnano, poi cambiano direzione e iniziano a perdere per poi magari chiudere la giornata in rialzo dopo un altro cambio di direzione. Basta questo a farci capire che a seconda del momento in cui ci ritroviamo a monitorarne l’andamento possiamo trovare situazioni completamente diverse. Ne consegue che più volte monitoriamo la situazione più alta è la probabilità di trovarsi davanti a ribassi momentanei.

E quando vediamo numeri negativi, normalmente rossi, emozioni di pessimismo e frustrazione iniziano a farsi strada nella nostra mente. Diventa alto il rischio di cadere in una ben nota trappola comportamentale, per la prima volta introdotta da Daniel Kahneman (premio Nobel per l’economia) e Amos Tversky nel 1984, chiamata avversione miope alle perdite (myopic loss aversion), che corrisponde all’attitudine a trascurare le prospettive di lungo termine per concentrarsi su quelle di breve periodo, rispetto alle quali può diventare dominante la paura di dover subire perdite (clicca qui per approfondire).

Facciamo un esempio

Immaginiamo che due investitori con la medesima propensione al rischio abbiano 2 portafogli identici, con un obiettivo di investimento di lungo termine (oltre 10 anni). Uno dei due controlla il portafoglio ogni tre mesi, mentre l’altro investitore lo controlla giornalmente. Ebbene, quest’ultimo percepirà il proprio portafoglio come più rischioso rispetto al primo.

Betterment, una società di consulenza finanziaria online americana, ha effettuato una ricerca che ha fornito risultati che confermano quanto detto finora. Come si evince dal grafico, chi controlla i propri investimenti giornalmente (daily), ha una probabilità di quasi il 50% di osservare una perdita di qualsiasi entità (barra blu scuro), mentre ha una probabilità di circa il 25% di osservare una perdita superiore al 2% (barra celeste).

Chi invece controlla il proprio portafoglio trimestralmente (quarterly) ha una probabilità di osservare una perdita di qualsiasi entità pari a circa il 35%, ma una probabilità poco maggiore del 10% di osservare una perdita superiore al 2%. Infine, avendo la saggezza di osservare il portafoglio soltanto una volta l’anno, la probabilità di osservare una perdita superiore al 2% diventa inferiore al 5% (annually).

Ancora Kahneman e Tversky

“Gli investitori che cercano feedback più frequentemente (e quindi si informano più spesso) scelgono di norma un rischio minore e ottengono un rendimento minore”.

Pertanto il rischio che scaturisce da un controllo troppo frequente del nostro portafoglio è quello di reagire emotivamente a fisiologiche correzioni di breve termine che possono portarci, per quanto detto finora, a prendere delle decisioni sbagliate legate all’avversione alle perdite.

I rendimenti non li fanno i mercati, ma i comportamenti degli investitori 

Spesso da soli non si è in grado di tenere a freno queste emozioni. Ecco quindi che diventa importante affidarsi ad un professionista, ad un valido consulente finanziario.

Uno dei compiti di un bravo consulente è infatti quello di aiutare i propri clienti a non cadere nelle trappole comportamentali come quella descritta finora, aiutando l’investitore a focalizzarsi sul giusto orizzonte temporale, frenando sia l’eccessiva euforia sia “gli attacchi di panico finanziario”.