Fondi o ETF? Gestione attiva o passiva?

E’ una domanda molto frequente nel mondo finanziario. Che non ha una risposta giusta o sbagliata, ma due correnti di pensiero differenti. Oggi proveremo a capire la differenza tra i Fondi a gestione attiva e gli ETF, o Exchange Traded Funds. E’ meglio avere dei Fondi o degli ETF in portafoglio? Meglio la gestione attiva o la gestione passiva? Ne parliamo, come sempre, con parole semplici.

Entriamo nel mondo azionario italiano

Immagina di voler acquistare dell’azionario Italiano. Hai fondamentalmente 3 scelte. La prima è quella di acquistare direttamente le azioni. Diventi a tutti gli effetti un socio delle aziende da te scelte; se il valore dei titoli da te acquistati aumenta il tuo investimento crescerà, se l’azienda distribuirà utili sotto forma di dividendi, tu li riceverai in proporzione al numero di azioni che hai acquistato. Se invece il valore dei titoli scenderà il tuo investimento diminuirà. Ti sconsiglio vivamente questa forma di investimento azionario a meno che tu non sia un esperto conoscitore dei bilanci delle società quotate e delle regole di trading.

La gestione attiva

La seconda scelta consiste nell’acquistare un fondo azionario italiano. In pratica sottoscrivi delle quote di uno strumento di risparmio gestito che si occuperà di selezionare quali e quante aziende del mercato azionario italiano acquistare.

Immagina il fondo come un grande pentolone dove confluiscono tutti i soldi dei sottoscrittori. Il team di gestione si prenderà giornalmente la responsabilità di decidere cosa acquistare e cosa vendere all’interno del mercato azionario italiano, con il preciso obiettivo di fornire ai sottoscrittori un rendimento maggiore di quello del mercato italiano. Da qui il concetto di “gestione attiva”: sfruttare le competenze del team di gestione per fornire ai sottoscrittori del fondo un rendimento maggiore di quello del mercato. Il team di gestione percepirà un compenso per questa sua attività: la commissione di gestione, a carico dei sottoscrittori del fondo.

Quando il mercato sale

Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che il mercato azionario italiano abbia registrato, nell’anno in esame, un rendimento del 5%. Il fondo A e il fondo B, entrambi 100% azionario Italia, hanno avuto rispettivamente un rendimento, al netto dei costi, del 3% e del 7%. Entrambi hanno registrato performance positive, ma il fondo B ha avuto una gestione attiva migliore, più efficace, in grado di offrire un rendimento maggiore di quello registrato dal mercato. Il fondo A ha performato male, in quanto ha avuto una performance peggiore di quella del mercato di riferimento.

Quando il mercato scende

Supponiamo questa volta che nell’anno in esame il FTSE Mib abbia perso il 4%. Il fondo A e il fondo B hanno avuto una performance, al netto dei costi, rispettivamente pari a -2% e -6%. Sebbene siano entrambe performance negative in valore assoluto, questa volta il team di gestione del fondo A è stato bravo, in quanto è riuscito a contenere le perdite, facendo registrare una performance di 2 punti migliore del mercato. Non altrettanto bravo è stato il fondo B, che ha performato peggio del mercato.

Spero di averti trasferito il concetto di gestione attiva. Significa in pratica delegare a dei professionisti il compito delicato di scegliere cosa comprare, quando comprarlo e quanto comprarne con l’obiettivo di ottenere un rendimento migliore del mercato di riferimento. A fronte di questo sosterrai un costo dato dalle commissioni di gestione.

La gestione passiva

La terza scelta che puoi fare è quella di acquistare un ETF azionario Italia. Molto semplicemente l’ETF è uno strumento finanziario che si limita a replicare l’andamento del mercato di riferimento; ha quindi un andamento passivo, viene gestito senza un grosso apporto umano e quindi avrà un andamento sincronizzato con il mercato. E’ facile capire che la gestione passiva genera commissioni di gestione inferiori, pertanto il costo annuo degli ETF è significativamente inferiore a quello dei fondi.

Tornando agli esempi visti prima se il mercato italiano ha fatto registrare un incremento del 5% l’ETF avrà fatto registrare, al netto dei costi, una performance di poco inferiore al 5% (la commissione di gestione può ovviamente variare, ma sarà abbastanza contenuta); se viceversa il mercato italiano avesse perso il 4% l’ETF azionario Italia avrebbe fatto registrare una perdita leggermente maggiore.

Fondi o ETF ?

Adesso che li conosciamo meglio, possiamo fare delle valutazioni che ci aiutino a capire cosa è meglio scegliere. Entriamo da questo momento nel campo delle opinioni, ed io sono ben contento di darti la mia opinione, che però non ha la presunzione di essere la verità assoluta, né tantomeno potrà essere condivisa da tutti.

Chi sostiene sia meglio scegliere gli ETF fonda le sue argomentazioni sul costo e sul fatto che nel lungo termine gli indici hanno di norma performance positive. Perché pagare alte commissioni di gestione se posso comprare uno strumento che investe nello stesso mercato ad un costo inferiore?

Chi difende i Fondi sostiene che nelle fasi più turbolente di mercato è giusto affidarsi ad un team di gestione esperto che sappia portare la barca fuori dalla tempesta. In quelle fasi infatti l’ETF non può far altro che crollare assieme al mercato, mentre il fondo a gestione attiva potrà difendersi in maniera più efficiente.

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta

I tifosi della Juventus conoscono bene questa frase, divenuta un motto della squadra bianconera. Senza entrare in discussioni calcistiche, prendo a prestito questa frase e la trasferisco nel mondo degli investimenti. Molto semplicemente, io credo che, a prescindere dagli strumenti scelti per costruire il nostro portafoglio di investimento, il fine ultimo è quello di avere il rendimento migliore possibile sopportando il giusto rischio. Per tale motivo credo sia opportuno dedicare tanto tempo alle selezione iniziale degli strumenti, senza pregiudizi e cercando di portare a casa i migliori fuoriclasse in ogni ruolo.

Converrai con me che un ETF non potrà mai fare meglio del mercato, giusto? Infatti per definizione l’ETF replica il mercato. Per cui, se riesco a trovare dei fondi a gestione attiva che sono in grado di fare meglio del mercato, di farlo costantemente, al netto dei costi, posso sostenere che quantomeno fino a quel momento, questi fondi si sono comportati meglio degli ETF? Io credo di si. E se ho dovuto pagare delle commissioni di gestione più alte, ma chi se ne frega? Il mio rendimento finale sarà comunque maggiore di quello dell’ETF. Ho ottenuto un ottimo servizio, per cui l’ho pagato, ma ho portato a casa di più. Punto, fine della discussione.

Volete qualche esempio?

Figura 1 – Sicav Azionaria Globale, fonte Morningstar

In figura 1 puoi osservare l’andamento degli ultimi 8 anni di una Sicav che investe nel mercato dell’Azionario Internazionale. La linea rossa esprime l’andamento del fondo, la linea arancione rappresenta l’andamento medio della categoria (cioè la media di rendimento di tutti i fondi dello stesso tipo), la linea verde rappresenta l’indice di riferimento, rappresenta cioè il mercato. I rendimenti sono tutti al netto dei costi. Posso affermare che questa Sicav si comporta da più di 8 anni meglio del mercato e quindi meglio di qualsiasi ETF? Io credo di si. Non a caso il famoso sito di valutazione di fondi ed ETF Morningstar gli attribuisce 5 stelle.

Figura 2 – Sicav Obbligazionaria Flessibile Globale, fonte Morningstar

In figura 2 vediamo l’andamento degli ultimi 6 anni di una Sicav che investe nel mercato degli obbligazionari flessibili globali. Batte costantemente sia la categoria che il mercato. Morningstar gli attribuisce 5 stelle e medaglia d’argento. Posso affermare che fino ad oggi ha fatto meglio del mercato, e quindi di qualunque ETF? Credo di si.

Figura 3 – Sicav Azionaria Globale, fonte Morningstar

In figura 3 un Fondo che, viceversa, non ha mai performato meglio del mercato, che anzi si discosta da questo sempre più anno dopo anno. Ha una sola stella Morningstar e in questo caso i costi, maggiori di un ETF, non sono a mio avviso giustificati. Non opterei per una scelta del genere.

Conclusioni

Sebbene siano molte, troppe, le Sicav dove i costi sostenuti non sono giustificati dal rendimento finale, questo non vuol dire che non ne esistano di eccellenti. E fin quando ci saranno degli strumenti di gestione attiva che dimostreranno concretamente, costantemente, oggettivamente, di comportarsi meglio del mercato, e quindi della gestione passiva o degli ETF, io personalmente, opterò per la gestione attiva. Non per partito preso, ma banalmente perché, a parità di rischio, ottengo un rendimento maggiore. Ciao, alla prossima.

La fuga dall’obbligazionario

I numeri parlano chiaro: nel 2018, in Italia, sono stati disinvestiti fondi obbligazionari per oltre 25 miliardi di euro. Una vera e propria fuga dall’obbligazionario. Una fuga che sa di enorme paura, di “ritirata”, ma anche di ignoranza, di incompetenza. Una fuga che dimostra quanto lavoro ancora c’è da fare in Italia in termini di educazione finanziaria dei risparmiatori ma anche e soprattutto degli addetti ai lavori.

E’ corretto uscire dai fondi obbligazionari quando i tassi salgono? Ne ho già parlato in un precedente post, clicca qui se vuoi approfondire.

Questi numeri ci dicono che non è per niente chiaro cosa vuol dire investire in strumenti obbligazionari, figuriamoci se l’investimento avviene in maniera indiretta mediante fondi comuni di investimento o Sicav. Per di più questi rimborsi generalizzati non sono stati per niente indolore. Le perdite portate a casa dai risparmiatori sono state ingenti.

fonte: www.assogestioni.it

Nella tabella, consultabile sul sito di Assogestioni (clicca qui per consultare l’analisi completa), vediamo come nel solo IV trimestre del 2018, sono stati rimborsati complessivamente circa 11 miliardi di euro, di cui 5,5 miliardi fuoriescono dal mondo obbligazionario e circa 5 miliardi dai fondi flessibili. E poiché non si vedono incrementi contestuali significativi in altre tipologie di fondi aperti, fatta eccezione per 2,6 miliardi di entrate nei fondi monetari (che non possono generare rendimento in questo contesto di tassi a breve molto bassi), è lecito pensare che il grosso di tali somme siano andate ad adagiarsi sui conti correnti dei risparmiatori.

Qualcosa non quadra

Ma perché quando i risparmiatori italiani erano soliti acquistare obbligazioni governative (BTP) e obbligazioni bancarie, erano bravi a mantenerle fino a scadenza, mentre adesso assistiamo a questo “sciacquone” obbligazionario? Io ovviamente non me la prendo con gli ignari risparmiatori, ai quali è stato inferto questo ennesimo duro colpo, ma me la prendo con gli addetti ai lavori, perché qualcosa non quadra. Non mi aspetto dagli investitori italiani una accurata preparazione sulle caratteristiche di un fondo obbligazionario, ma credo sia lecito attendersela dai gestori e consulenti finanziari. Provo a fare con voi un ragionamento.

Un fondo obbligazionario non è una obbligazione

Tra un singolo titolo obbligazionario e un contenitore pieno di titoli obbligazionari c’è una bella differenza (vuoi sapere cosa sono le obbligazioni e come funzionano? clicca qui , te lo spiego volentieri). Il fondo obbligazionario si comporta in maniera significativamente diversa da quella cui è abituato chi ha sempre e soltanto acquistato titoli di Stato o obbligazioni bancarie.

Il fondo ad accumulazione

Tutte le cedole staccate dalle obbligazioni in essere all’interno del fondo rimangono all’interno del fondo stesso, che le adopera per acquistare nuovi strumenti obbligazionari. Quindi un risparmiatore abituato a ricevere le cedole periodiche da un’obbligazione, sottoscrivendo un fondo obbligazionario ad accumulazione, non vedrà più questi accrediti periodici.

Di contro presenta due enormi vantaggi: il primo di natura fiscale, in quanto non pagherai la tassazione sul capital gain se non al momento del rimborso (mentre le cedole delle obbligazioni sono tassate immediatamente). Il secondo legato al rendimento, in quanto le cedole non distribuite, rimanendo all’interno del fondo, diventeranno capitale che genererà ulteriori rendimenti.

Il fondo obbligazionario a distribuzione

E’ pensato proprio per rispondere al bisogno del cliente di un flusso periodico. Ma fai attenzione! Non si tratta di cedole bensì di “distribuzioni di proventi”; in pratica vi è un meccanismo automatico che periodicamente provvede al rimborso di una piccola parte del fondo. Tanto più bravo sarà il gestore del fondo obbligazionario quanto più questo flusso di anticipazioni che il cliente riceve durante l’anno corrisponderà al rendimento del fondo. In altri termini tanto più bravo sarà il gestore del fondo obbligazionario quanto più il capitale originariamente investito dal cliente, al netto delle anticipazioni erogate, rimarrà intatto o addirittura aumenterà.

Il fondo obbligazionario non ha una scadenza contrattuale

è un contenitore riempito con obbligazioni di diversa durata per il quale è possibile calcolare una scadenza media, ma è importantissimo capire che non è la stessa cosa. Quando acquisti un titolo obbligazionario, governativo o societario, alla scadenza, se non è fallito l’emittente riceverai per contratto il capitale investito (se il titolo verrà rimborsato alla pari). Se invece hai sottoscritto un fondo obbligazionario, quando i titoli presenti all’interno del fondo giungeranno a scadenza, questi verranno rimborsati all’interno del fondo, che provvederà a reinvestirli con titoli di natura analoga.

Il fondo obbligazionario ha un orizzonte temporale dichiarato

Se è vero che il fondo non ha una scadenza contrattuale, è anche vero che il fondo ha un orizzonte temporale dichiarato. Cosa vuol dire? Semplicissimo (se qualcuno te lo spiega!): poiché sono note le scadenze dei titoli acquistati e l’ammontare delle cedole che il fondo incasserà, è possibile calcolare il tempo necessario affinché, mio caro investitore, tu possa rientrare in possesso del capitale investito (al netto di eventuali default, o fallimenti di emittenti di titoli detenuti dal fondo).

Il fondo obbligazionario ha un grado di rischio dichiarato

Esistono fondi obbligazionari molto diversi tra loro. Ci sono fondi che possono comprare esclusivamente titoli di emittenti appartenenti ad una certa area geografica, con un livello minimo di solidità o rating; o ancora solo obbligazioni con scadenze brevi, solo obbligazioni governative etc. etc. Ne consegue che sebbene siano tutti chiamati fondi obbligazionari, questi reagiranno in maniera completamente diversa alla normale volatilità del mercato. Quando sottoscrivi un preciso fondo obbligazionario, assumerai un preciso livello di rischio, attendendoti un preciso livello di rendimento.

Adesso io mi chiedo…

Ma il risparmiatore che ha sottoscritto dei fondi di investimento obbligazionari e che li ha disinvestiti con questa brutalità nel corso del 2018:

  1. Aveva perfettamente chiara la differenza che esiste tra un titolo obbligazionario e un fondo obbligazionario ?
  2. Sapeva perché un fondo ad accumulazione non distribuisce cedole e quali erano per lui i vantaggi legati alla capitalizzazione composta e all’efficienza fiscale?
  3. Era noto che la distribuzione di proventi di un fondo a distribuzione è cosa ben diversa dallo stacco di cedola di un titolo obbligazionario?
  4. Sapeva che un fondo obbligazionario non ha una scadenza contrattuale ma ha comunque un orizzonte temporale consigliato? e che se avesse tenuto il fondo per il periodo consigliato non avrebbe quasi certamente conseguito perdite?
  5. Sapeva che i fondi obbligazionari non sono tutti uguali ma che ve ne sono di poco rischiosi ma anche di rischiosissimi?

A giudicare dalle vendite indiscriminate, dal comportamento assolutamente irrazionale dettato dalla pancia e dall’emotività, probabilmente tutte queste cose non le sapeva o per lo meno non le aveva perfettamente chiare.

Non può esserci che una sola ragione

Poiché è difficile pensare che tutti questi investitori abbiamo provveduto in maniera autonoma ad acquistare prima e a svendere poi i fondi obbligazionari detenuti, si ravvisa a mio parere una insufficiente qualità della consulenza finanziaria che questi soggetti hanno ricevuto. Ad un gestore bancario o ad un consulente finanziario è giusto chiedere una conoscenza approfondita delle dinamiche di un fondo obbligazionario ed è lecito attendersi che sappia spiegartele bene e con parole semplici. Da un bravo gestore o consulente finanziario è doveroso attendersi un supporto fondato sulla sua competenza ed esperienza, che sappia rassicurarti nelle fasi difficili di mercato e dissuaderti dal compiere scelte poco razionali.

E adesso che stiamo assistendo ad un ritorno di rendimento nel mondo obbligazionario, è doppiamente frustrante pensare a circa 25 miliardi di euro che non ne beneficeranno.

Concludo con una bella notizia

Fortunatamente esistono tanti consulenti finanziari bravi e preparati; esistono tanti strumenti finanziari validi, efficienti, non molto costosi e con una storia fatta di rendimenti costanti nel tempo. Sta a te capire l’importanza di essere affiancato da un professionista valido piuttosto che da un mediocre venditore.

Uscire dai fondi obbligazionari quando i tassi salgono: una scelta giusta?

E’ corretto liquidare le posizioni detenute in fondi obbligazionari quando sul mercato i tassi di interesse salgono? E’ un quesito che mai come in questo momento è di grande attualità visto che, dopo un lungo periodo di tassi in discesa, stiamo assistendo all’inizio della loro risalita.

Molti investitori hanno deciso di uscire dagli strumenti obbligazionari, vendendo le quote in loro possesso e registrando, nella maggior parte dei casi, un rendimento di periodo negativo. E neanche a dirlo in pole position, tra gli investitori che vendono, ci sono gli italiani. Molti risparmiatori del Bel Paese, alla vista del rendimento negativo da inizio anno, hanno deciso di liquidare la posizione. In questo post proviamo a capire se questa scelta è corretta o meno.

L’uovo o la gallina

Che i tassi di interesse fossero destinati a risalire non è un mistero, ed è noto (o almeno dovrebbe esserlo) che quando i tassi salgono, in un primo momento, si assiste ad una discesa del valore delle obbligazioni (se il meccanismo non ti è chiaro ti invito a leggere questo post). Quindi l’unica motivazione plausibile che sta portando tanti risparmiatori a liquidare in perdita le posizioni va ricercata nella loro insufficiente cultura finanziaria. Semplicemente non si conoscono a sufficienza le caratteristiche elementari degli strumenti obbligazionari. Il fondo obbligazionario viene valutato alla stregua di un titolo azionario e, vedendone scendere la valorizzazione, si decide di vendere per la paura di poter subire perdite maggiori.

In pratica in fase di acquisto il fondo obbligazionario rappresentava, nella scelta dell’investitore, il desiderio di guadagnare nel breve periodo senza però voler rischiare nulla. Si cercava l’uovo oggi, non la gallina domani. Quando dopo qualche mese non solo non c’è traccia dell’uovo ma addirittura si assiste ad una discesa delle quotazioni, e non si capisce il perché questo avvenga, ecco che l’emotività si fa strada nella mente, ecco che prende il sopravvento, alimentata dal clima di pessimismo e dalle notizie allarmistiche dei mass media. E quindi di corsa a vendere tutto, non vedendo l’ora di tornare nel tanto tranquillo conto corrente!

Cosa c’è dentro ad un fondo obbligazionario?

Ti dò una notizia sconvolgente, preparati. Sai cosa c’è dentro ad un fondo obbligazionario? Non ci crederai, ci sono obbligazioni! E le obbligazioni, alla loro scadenza contrattuale, a meno di fallimento dell’emittente, tornano al valore iniziale. Tutte le oscillazioni cui il loro prezzo è soggetto (positive quando i tassi scendono e negative quando i tassi salgono) alla scadenza non contano più nulla e si rientra in possesso del capitale investito! Sbalorditivo, vero? E’ l’ABC del mondo degli investimenti. Allora io mi faccio una domanda: se non hai chiaro questo meccanismo perché hai comprato un fondo obbligazionario? E me ne faccio anche un’altra: se invece hai chiaro questo meccanismo, per quale motivo stai vendendo il tuo fondo adesso? 

Per chi vuole la gallina

Il mondo degli investimenti non è per chi vuole l’uovo oggi, forse per un pò di tempo lo è stato, ma di certo per un bel pezzo non lo sarà più. Il mondo degli investimenti è per chi vuole la gallina domani, forse anche dopodomani, per chi ha fatto una corretta e attenta pianificazione, per chi ha effettuato una corretta diversificazione tra azionario ed obbligazionario, per chi ha accettato e digerito l’idea che la somma investita sarà indisponibile per un numero minimo di anni, non meno di 3-5 anche per le allocazioni più prudenti. 

Il fondo obbligazionario con i tassi crescenti

Immagina adesso di possedere uno o più fondi obbligazionari ben gestiti, con titoli emessi da soggetti ad alto rating, con prevalenza di scadenza brevi, con una buona diversificazione tra obbligazioni governative e societarie di diversi Paesi. I tassi stanno salendo, giusto? Bene, oramai lo sai, in prima battuta, inevitabilmente, assisterai alla discesa delle quotazioni. Ma poi che succederà? Succederà che i titoli man mano giungeranno alla loro naturale scadenza; succederà che i titoli, come sempre, staccheranno la cedola. 

Fin qui ci sei? Tutto chiaro? Bene. Sai cosa farà il fondo con i soldi che provengono dalle scadenze e dalle cedole? Certo che lo sai! Comprerà altre obbligazioni, soltanto che stavolta saranno titoli a tassi di interesse più alti, visto che questi ultimi sono in crescita. E questo processo continuerà fin quando i tassi continueranno a salire. Il fondo continuerà nel suo processo di adeguamento e ci sarà un momento in cui tu raccoglierai tutti i frutti di questa risalita dei tassi. Quando sarà questo momento? Forse domani, forse tra un mese, forse tra un anno, forse tra 2 o 3 anni. Oggi non è dato saperlo, ma stai certo che arriverà.

Torniamo alla domanda iniziale

E’ corretto uscire dai fondi obbligazionari quando i tassi salgono? Alla luce di quanto detto finora, vista da questa nuova prospettiva, avendo il giusto tempo davanti, questa vicenda del rialzo dei tassi di interesse non è per forza una cattiva notizia!

Forse ora che ne conosci il funzionamento un fondo obbligazionario ti farà meno paura, e forse vivrai le sue naturali oscillazioni con meno emotività e con più consapevolezza e forse, piuttosto che pensare di liquidare la posizione, potresti pensare ad incrementarla!